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Home Esteri

Tunisia, processo senza precedenti per “cospirazione”: emesse condanne dai 13 ai 66 anni di reclusione

by Redazione
19 Aprile 2025
La bandiera della Tunisia

La bandiera della Tunisia | Pixabay @jorono - alanews.it

Nei confronti di una quarantina di imputati, tra cui molti esponenti dell’opposizione

Tunisi, 19 aprile – Il Tribunale antiterrorismo ha condannato tra i 13 e i 66 anni di reclusione una quarantina di imputati, tra cui importanti figure dell’opposizione, per cospirazione contro la sicurezza dello Stato. Tra i condannati ci sono avvocati e imprenditori.

Il recente processo avviato dal Tribunale antiterrorismo di Tunisi ha portato a condanne significative per circa quaranta imputati, con pene che variano dai 13 ai 66 anni di reclusione. Tra gli accusati ci sono molte figure di spicco dell’opposizione politica, il che rende questo evento senza precedenti e di grande rilevanza sia a livello nazionale che internazionale. Le tensioni politiche in Tunisia si intensificano, e questo processo è un chiaro indicatore della situazione attuale nel paese.

Condanne significative per oppositori politici

Le condanne inflitte dal tribunale hanno attirato l’attenzione dei media e degli osservatori internazionali. Gli accusati sono stati dichiarati colpevoli di cospirazione contro la sicurezza interna ed esterna dello Stato e di appartenenza a un gruppo terroristico. Le autorità tunisine sostengono che il gruppo avrebbe progettato attività per destabilizzare il governo. Questo utilizzo delle accuse di terrorismo e cospirazione solleva interrogativi sulla legittimità dei processi e sulla protezione dei diritti umani, temi di grande importanza in contesti simili in tutto il mondo.

Ulteriori dettagli del processo

Alcuni dei condannati sono in carcere dal loro arresto due anni fa, altri sono in libertà e alcuni sono in esilio all’estero. Ieri sera, durante la terza udienza di questo processo senza precedenti per numero di imputati, diversi avvocati della difesa hanno protestato dopo che il giudice ha terminato di leggere l’atto di accusa e sottoposto la sua decisione alla discussione, senza alcuna risposta o argomentazione della difesa. Tra le figure di spicco del processo figurano il leader del partito Al Joumhouri, Issam Chebbi, il co-fondatore della principale coalizione di opposizione (Fronte di Salvezza Nazionale), Jawhar Ben Mbarek, e l’ex leader del partito islamista Ennahdha, Abdelhamid Jelassi, oltre agli attivisti Khayam Turki e Chaïma Issa e l’imprenditore Kamel Eltaïef. Dall’inizio del processo, il 4 marzo scorso, gli avvocati della difesa hanno chiesto che tutti gli imputati comparissero in tribunale e almeno sei di loro hanno iniziato uno sciopero della fame per affermare questo “diritto fondamentale”. La difesa ha definito il caso “vuoto”, mentre la ong Human Rights Watch ha accusato il presidente tunisino di usare “il sistema giudiziario per attaccare oppositori e dissidenti”.

Reazioni e preoccupazioni internazionali

La serie di condanne ha suscitato reazioni preoccupate tra le organizzazioni per i diritti umani e vari governi stranieri. Amnesty International ha lanciato un allerta riguardo alla mancanza di trasparenza nel processo, esprimendo dubbi sull’imparzialità del sistema giudiziario tunisino. Diverse nazioni occidentali, che hanno storicamente sostenuto la transizione democratica in Tunisia, stanno monitorando attentamente la situazione, preoccupate che tali azioni possano compromettere i progressi verso la democrazia.

Profili degli imputati

Tra i condannati ci sono non solo politici, ma anche avvocati e imprenditori, il che suggerisce un ampio raggio d’azione delle autorità contro chiunque possa essere percepito come una minaccia. Le condanne colpiscono figure attive nel panorama politico tunisino, amplificando le tensioni tra il governo e le forze di opposizione. Questo scenario evidenzia le sfide che la Tunisia deve affrontare nel mantenere un equilibrio tra sicurezza e diritti civili.

La situazione in Tunisia rimane complessa e in evoluzione, con la comunità internazionale che osserva attentamente gli sviluppi futuri, sperando in un esito che possa garantire il rispetto dei diritti umani e dei principi democratici.

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