Mount Pocono, 11 dicembre 2025 – Durante un comizio al Mount Airy Casino Resort, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rilanciato le sue critiche sull’immigrazione, esprimendo posizioni che continuano a suscitare polemiche a livello nazionale e internazionale. Nel suo discorso, Trump ha nuovamente utilizzato toni forti per definire alcuni Paesi come “di m***a” e ha chiesto perché gli USA non accolgano più immigrati provenienti da nazioni scandinave come Norvegia e Svezia.
Le dichiarazioni di Trump sui flussi migratori
Il presidente ha affermato: “Perché accogliamo persone da Paesi di m***a, giusto? Perché non possiamo avere persone dalla Norvegia, dalla Svezia? Anche solo qualcuna”, sottolineando una preferenza per immigrati provenienti da Paesi ritenuti più “affidabili” o “sicuri”. Successivamente ha aggiunto: “Mandateci un po’ di brave persone… invece prendiamo sempre gente dalla Somalia, posti disastrati, sporchi, pericolosi, pieni di criminalità”. Queste frasi testimoniano la sua linea dura e selettiva nei confronti dell’immigrazione, che continua a dominare il suo discorso politico.
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Le restrizioni e le linee guida sull’immigrazione
Già a fine novembre, Trump aveva annunciato l’intenzione di sospendere permanentemente la migrazione da tutti i Paesi del cosiddetto “terzo mondo” per dare respiro al sistema statunitense e bloccare quelle che ha definito “milioni di ammissioni illegali” sotto l’amministrazione Biden.
In questo contesto, i servizi di cittadinanza e immigrazione degli Stati Uniti hanno aggiornato le linee guida, autorizzando la valutazione di “fattori negativi specifici del Paese” durante i controlli su stranieri provenienti da 19 nazioni, tra cui Afghanistan, Somalia, Venezuela, e Iran. Questi Paesi erano già soggetti a un divieto di viaggio annunciato da Trump a giugno 2025, nell’intento di limitare ulteriormente l’ingresso di individui considerati a rischio.
L’approccio di Trump sull’immigrazione rimane uno dei temi più divisivi nel dibattito politico americano, con impatti significativi sulle politiche di frontiera e sull’immagine degli Stati Uniti nel mondo.






