Washington, 30 settembre 2025 – Il presidente americano Donald Trump, ha firmato un ordine esecutivo che introduce nuovi dazi significativi su legname e mobili importati, con aliquote che vanno dal 10% al 25%, una misura destinata a entrare in vigore a partire dal 14 ottobre. Questa decisione rientra in un più ampio pacchetto di tariffe protezionistiche che il tycoon ha annunciato nei mesi scorsi, finalizzate a tutelare le industrie nazionali e la sicurezza economica del Paese.
Trump, nuove tariffe su legno e mobili: dettagli e motivazioni
Nel provvedimento firmato oggi, gli USA applicheranno un dazio del 10% sul legno tenero e sulle travi importate, materiali ampiamente utilizzati nell’edilizia e nelle costruzioni. Per quanto concerne i beni finiti, sono introdotti dazi del 25% su mobili da cucina, mobili per bagno e arredamenti imbottiti. A partire dal 1° gennaio 2026, tali tariffe saranno ulteriormente aumentate, con un rincaro che porterà i dazi sui mobili da cucina al 50% e quelli sui mobili imbottiti al 30%.
Trump ha giustificato la misura come un modo per “rafforzare le industrie locali americane, aumentare la resilienza industriale e creare posti di lavoro di alta qualità”. Nella sua proclamazione, il presidente ha inoltre sottolineato che l’obiettivo è incrementare l’utilizzo della capacità produttiva interna per soddisfare pienamente la domanda americana e favorire un aumento delle esportazioni nel settore del legno.
Queste tariffe arrivano dopo un’indagine del Dipartimento del Commercio, avviata a marzo, sui rischi per la sicurezza nazionale derivanti dalle importazioni di legname, soprattutto proveniente dal Canada, Paese da tempo oggetto di critiche da parte di Trump per le sue ingenti esportazioni verso gli USA.
Un contesto di tensioni commerciali globali
Le nuove tariffe sul legname e sui mobili si inseriscono in un più ampio contesto di guerra commerciale globale scatenata dall’amministrazione Trump. Da aprile 2025, infatti, gli Stati Uniti hanno imposto dazi aggiuntivi su importazioni da circa 60 Paesi, tra cui la Cina (34%) e l’Unione Europea (20%). Questa strategia ha provocato forti tensioni diplomatiche e reazioni di ritorsione da parte di diversi partner commerciali, tra cui Canada, Messico e Cina, che hanno annunciato contromisure tariffarie e azioni legali presso l’Organizzazione mondiale del commercio.
L’inasprimento delle tariffe ha avuto un impatto immediato sui mercati finanziari: Wall Street ha registrato forti cali nei giorni successivi agli annunci, con l’indice Dow Jones e l’S&P 500 in flessione rispettivamente del 2,5% e del 3,6%. L’amministrazione Trump sostiene che le misure sono necessarie per proteggere l’industria americana dalle pratiche commerciali ritenute sleali, mentre critici ed esperti mettono in guardia sui rischi di una escalation che potrebbe danneggiare consumatori e imprese statunitensi.






