Washington, 30 settembre 2025 – Donald Trump è tornato a parlare dei conflitti internazionali, rivendicando di aver risolto sette guerre durante i primi nove mesi del suo mandato presidenziale, incluso il conflitto più recente e rilevante, quello nella Striscia di Gaza. Il presidente degli Stati Uniti si è espresso durante un incontro con i vertici militari a Quantico, in Virginia, sottolineando che Hamas deve accettare il piano di pace proposto.
Trump ha parlato anche del piano per la pace a Gaza e di come Hamas “espierà all’Inferno” se non accetterà il suo piano entro 3-4 giorni. Si è espresso anche sulla lotta ai cartelli della droga in Venezuela e ha riconosciuto che il recente raduno di centinaia di alti ufficiali militari americani a Quantico, in Virginia, è stato un evento costoso, ma ha sottolineato come l’investimento sia stato giustificato dalla necessità di rafforzare lo spirito di corpo tra le forze armate.
Trump rivendica il ruolo di mediatore nella crisi di Gaza
Nel corso del suo intervento, Trump ha affermato con decisione: “In nove mesi alla Casa Bianca ho risolto sette guerre e forse ieri la più grande, quella a Gaza“. La sua dichiarazione arriva in un momento di forte tensione nella regione mediorientale, dove continuano gli scontri tra Israele e Hamas. Le ultime notizie riportano di un attacco israeliano che ha causato la morte di cinque bambini nella zona nord di Gaza, oltre a un aumento degli incidenti violenti tra Israele e forze libanesi, con la missione di pace delle Nazioni Unite (UNIFIL) coinvolta in un grave incidente in cui sono rimasti feriti 15 caschi blu. Il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha definito gli attacchi israeliani contro UNIFIL come potenzialmente crimini di guerra.
Parallelamente agli sviluppi in Medio Oriente, Trump ha ribadito la sua volontà di giocare un ruolo di mediatore nel conflitto russo-ucraino. Parlando ai generali riuniti al Pentagono, ha sottolineato l’importanza di mettere insieme i leader Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky per trovare una soluzione pacifica. Il Presidente americano ha anche detto ai vertici militari a Quantico di “non voler usare l’arsenale nucleare” a sua disposizione, sostendo di “averlo ricostruito“.
Politica estera e sicurezza: nessuno spazio per trattative con Hamas
Sempre durante la sua visita al Pentagono, Trump ha ribadito la sua posizione ferma nei confronti del gruppo palestinese Hamas, affermando che non esiste molto margine per negoziare con l’organizzazione. Ha annunciato inoltre che darà ad Hamas tre o quattro giorni per accettare il suo piano di pace per Gaza, un piano che prevede un cessate il fuoco immediato e una serie di misure per la stabilizzazione della regione. Nel frattempo, ha sottolineato la necessità di una lotta senza quartiere contro i cartelli della droga in Venezuela, includendo anche azioni via terra, come parte della sua strategia per la sicurezza nazionale.
Infine, Trump ha messo in guardia sul possibile shutdown del governo federale, che potrebbe portare al licenziamento di molti dipendenti pubblici se non sarà raggiunto un accordo congressuale entro la mezzanotte locale, momento in cui scatta la sospensione delle attività governative.
Le sue dichiarazioni riflettono un approccio deciso su più fronti, tra rafforzamento delle forze armate, lotta al terrorismo e gestione delle crisi interne, in un contesto politico e geopolitico caratterizzato da tensioni e sfide continue.
Trump sul raduno militare: “Costoso ma ne vale la pena”
Nel corso di un incontro con i giornalisti prima di intervenire al Pentagono, l’ex presidente e attuale capo della Casa Bianca ha ammesso che l’organizzazione dell’evento ha comportato spese significative, ma ha difeso la spesa spiegando che è essenziale per creare un senso di unità e coesione all’interno delle forze armate statunitensi. Questa dichiarazione arriva in un momento in cui la leadership militare americana sta affrontando sfide complesse, sia sul piano interno che internazionale.
Ha anche ribadito come, nonostante i 7 conflitti finora risolti, con l’augurio di aggiungere anche quello di Gaza, non gli riconosceranno mai il ruolo “fondamentale” di mediazione svolto con la vittoria del Premio Nobel per la Pace.






