New York, 13 dicembre 2025 – Continua a suscitare forti controversie il progetto di Donald Trump di realizzare una nuova sala da ballo presso la Casa Bianca, che ha già comportato la demolizione dell’ala est, la cosiddetta East Wing, un edificio storico e simbolo della tradizione presidenziale americana. La vicenda, iniziata nell’estate del 2025, ha raggiunto un punto critico con l’intervento del National Trust for Historic Preservation, che ha avviato una causa legale per bloccare l’opera, sostenendo che non siano state rispettate le procedure di consultazione previste dalla legge.
Un progetto monumentale e controverso: la sala da ballo di Trump
Donald Trump, tornato alla Casa Bianca come 47º presidente degli Stati Uniti nel gennaio 2025, ha deciso di lasciare una traccia indelebile della sua presidenza attraverso la realizzazione di una ballroom monumentale. Il progetto prevede una struttura di quasi 9.000 metri quadrati distribuiti su tre livelli: un seminterrato, un primo piano con uffici per la First Lady e un secondo piano dedicato alla grande sala da ballo, dotata di una scalinata imperiale esterna.
La sala da ballo, il cui stile ricalca il rococò della residenza di Mar-a-Lago di Trump, sarà la più grande mai costruita a Washington, superando di gran lunga le sale più ampie dell’Hotel Hilton della capitale, che ospitano eventi fino a 2.500 persone. L’opera, finanziata in gran parte da donazioni private di colossi tecnologici come Amazon, Apple, Google e Meta, oltre a singoli benefattori come la famiglia del segretario al Tesoro Howard Lutick, ha un costo stimato di 300 milioni di dollari, molto superiore alle previsioni iniziali.
Tuttavia, il progetto ha incontrato una forte opposizione sia tra gli esperti di architettura e storia che tra l’opinione pubblica. Un recente sondaggio indica che il 60% degli americani è contrario alla realizzazione della nuova ala, ritenuta eccessivamente imponente e non in linea con l’elegante profilo neoclassico della Casa Bianca, caratterizzato dalla leggerezza e dalle colonne ioniche. Critiche sono arrivate anche dalla First Lady Melania Trump, che – secondo fonti interne – non avrebbe sostenuto l’idea della demolizione dell’ala est, tradizionale sede del suo ufficio e di molti eventi storici.

Demolizione dell’ala est e azioni giudiziarie
La demolizione della East Wing, iniziata in modo repentino a settembre 2025, ha colto di sorpresa molti, inclusi membri dello staff della Casa Bianca. L’ala, costruita nel 1902 e ampliata nel 1942, era un ambiente funzionale e simbolico, utilizzato dalle First Ladies e per addobbi natalizi, mostre e piccoli eventi ufficiali. Con la sua rimozione, oltre un secolo di storia è stato cancellato in pochi giorni, scatenando indignazione e polemiche.
In risposta, il National Trust for Historic Preservation – organizzazione statunitense non profit impegnata nella tutela del patrimonio storico – ha intrapreso un’azione legale contro Trump e il suo entourage, denunciando la violazione delle norme che regolano le modifiche a edifici di importanza storica e chiedendo il blocco immediato dei lavori in attesa di una revisione complessiva del progetto.
La strategia del National Trust mira a rallentare la costruzione fino a un possibile cambio di amministrazione, sperando in un approccio più conservativo e rispettoso delle tradizioni architettoniche. Nel frattempo, la Casa Bianca ha dichiarato di voler procedere con i lavori e di essere pronta a dialogare con il National Trust, mentre Trump ha definito i suoi oppositori “un covo di sinistrorsi invidiosi” e ha ribadito che intende portare avanti il progetto senza compromessi.
Il ruolo della Commissione per le Belle Arti e la politica di Trump
Parallelamente alle controversie sul cantiere, l’amministrazione Trump ha deciso di azzerare completamente la Commissione per le Belle Arti di Washington, l’agenzia federale indipendente istituita più di un secolo fa per valutare ogni modifica architettonica rilevante nella capitale. I sei membri attuali sono stati licenziati senza preavviso e sostituiti con figure più allineate alla linea politica “America First” del presidente.
Questo atto, seppur legale in quanto i membri sono di nomina presidenziale, è stato visto come un tentativo di eliminare ogni ostacolo burocratico al progetto della sala da ballo e a un altro ambizioso piano di Trump: la costruzione di un Arco di Trionfo monumentale di fronte al Lincoln Memorial, previsto per celebrare il 250º anniversario dell’indipendenza americana nel 2026.
Il licenziamento della Commissione e il controllo diretto sui comitati di pianificazione segnano un precedente senza precedenti negli Stati Uniti, con implicazioni profonde per la tutela del patrimonio architettonico e la separazione dei poteri. Anche la National Capital Planning Commission, altra autorità di controllo, è stata influenzata da nomine strategiche fatte dall’amministrazione Trump.

Impatti e prospettive
Il progetto della sala da ballo rappresenta un caso emblematico di come la politica, l’architettura e la tutela del patrimonio storico possano entrare in conflitto. Da un lato, Trump intende lasciare un’impronta indelebile e personale sulla residenza presidenziale, con una costruzione che riflette il suo stile e la sua visione; dall’altro, l’opposizione vede nella demolizione e nell’ampliamento un atto di dissacrazione e spreco, con rischi per la sicurezza, l’estetica e la storia della Casa Bianca.
La complessità della vicenda si riflette anche nelle dinamiche interne alla Casa Bianca, con divergenze tra il presidente e la First Lady e tensioni nel personale, mentre la giustizia è chiamata a pronunciarsi su una questione che va oltre il semplice intervento edilizio e coinvolge un patrimonio nazionale di profondo valore simbolico.






