Roma, 23 dicembre 2025 – L’amministrazione del presidente Donald Trump ha avviato un richiamo silenzioso di circa 30 ambasciatori e diplomatici di alto livello, in un’operazione che appare finalizzata a promuovere fedelissimi della nuova amministrazione ai vertici del Dipartimento di Stato. Lo rende noto il quotidiano britannico The Guardian, che riprende e approfondisce le notizie inizialmente pubblicate da Politico e Associated Press.
Le preoccupazioni per la scelta di Trump
La regione maggiormente interessata da questa riorganizzazione è stata l’Africa, con il richiamo di ambasciatori e capi missione da Paesi chiave come Niger, Uganda, Senegal, Somalia, Costa d’Avorio, Mauritius, Nigeria, Gabon, Congo, Burundi, Camerun e Ruanda. Anche il Medio Oriente ha subito cambiamenti, con i capi missione richiamati da Egitto e Algeria. Nel panorama europeo, tra i diplomatici richiamati figurano quelli in Slovacchia, Montenegro, Armenia e Macedonia del Nord.
Il sindacato che rappresenta i diplomatici statunitensi ha espresso “profonda preoccupazione” per questa procedura, segnalando che molti diplomatici vedono nel processo di promozione una chiara volontà di favorire figure ritenute amiche dell’amministrazione Trump, con il rischio di una crescente politicizzazione del servizio estero.
Reazioni e motivazioni ufficiali
Un alto funzionario del Dipartimento di Stato, interpellato dal Guardian, ha definito la procedura come una “normale prassi in qualsiasi amministrazione”, sottolineando che un ambasciatore è un rappresentante personale del Presidente e che è diritto di quest’ultimo assicurarsi che nei Paesi esteri siano presenti persone che sostengano il programma “America First”.
Questi sviluppi emergono in un contesto internazionale complesso, segnato da tensioni crescenti in Medio Oriente, dove si registra un’escalation tra Israele e Iran, e da conflitti persistenti come la guerra civile in Somalia, uno dei Paesi africani più coinvolti nel richiamo diplomatico. La decisione di Trump appare quindi anche come una strategia per rafforzare il controllo e l’influenza statunitense in aree geopoliticamente sensibili.
Il clima di rinnovamento della diplomazia americana riflette la volontà dell’amministrazione Trump di consolidare il proprio potere e di adattare la rappresentanza estera agli obiettivi politici interni ed esterni dichiarati, continuando a mantenere un approccio incentrato su interessi nazionali e fedeltà politica.
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