Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato la ripresa dei test nucleari americani, interrotti ufficialmente dal 1992. La decisione arriva in vista del vertice con il presidente cinese Xi Jinping e segue i recenti test della Federazione Russa nel campo delle armi strategiche. Il nuovo corso statunitense segna un punto di svolta nelle dinamiche globali di deterrenza nucleare e solleva interrogativi sulle implicazioni per la sicurezza mondiale.
La ripresa dei test nucleari negli Stati Uniti: un ritorno dopo oltre trent’anni
Donald Trump ha ufficializzato la ripresa dei test nucleari statunitensi, sospesi da più di tre decenni, affidando al Dipartimento della Difesa l’avvio immediato di queste prove. La mossa, comunicata tramite il social Truth, è stata motivata dalla necessità di mantenere un equilibrio strategico in risposta ai programmi nucleari di altre potenze mondiali.
Gli Stati Uniti, secondo Trump, vanterebbero il più vasto arsenale nucleare, con circa 5.177 testate attive: in realtà però è la Russia ad essere la prima potenza atomica, disponendo di 5.489 bombe. Segue poi la Cina con circa 600, secondo il rapporto aggiornato del SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute). Complessivamente, i nove paesi dotati di armi nucleari (Russia, Stati Uniti, Cina, Francia, Regno Unito, Pakistan, India, Israele e Corea del Nord) detengono più di 12.200 testate, un numero che continua a preoccupare gli esperti di sicurezza globale.
Il ritorno ai test nucleari segna un cambiamento significativo dopo un lungo periodo di moratoria, imposto nel 1992 durante l’amministrazione di George H. W. Bush, che aveva visto gli Stati Uniti condurre oltre mille prove sperimentali dall’inizio dell’era nucleare nel 1945.
La risposta russa: armi strategiche di nuova generazione
Il rilancio nucleare statunitense arriva a poche ore dagli annunci di Vladimir Putin, che ha recentemente celebrato il successo di test su nuove armi strategiche a propulsione nucleare. Tra queste, il missile da crociera Burevestnik, definito “a portata illimitata” e in grado di eludere quasi tutti i sistemi di difesa antimissile, e il drone sottomarino nucleare Poseidon, capace di operare a grandi profondità e trasportare testate atomiche.
Il presidente russo ha sottolineato l’unicità tecnologica di questi sistemi, affermando che non esistono mezzi efficaci per intercettarli, aumentando così la pressione sul piano strategico globale.
Dopo la dimostrazione del potere bellico russo, reale o meno che sia, Trump non poteva non reagire: da qui l’annuncio della ripresa dei test nucleari americani, per mandare un segnale a Mosca e per vincere la gara a chi ha “l’arma più grossa”.
Il quadro geopolitico e la crisi dei trattati di controllo
La decisione di Washington si colloca in un quadro internazionale sempre più complesso, caratterizzato da tensioni diplomatiche e da un progressivo deterioramento dei trattati di controllo degli armamenti nucleari. Nonostante il mantenimento formale del trattato New START, che limita il numero di testate strategiche dispiegate a 1.550 per parte, il meccanismo di verifica è sospeso da due anni e la scadenza del trattato a febbraio 2026 si avvicina senza segnali di rinnovo concreto.
Il ritiro statunitense dal trattato INF del 1987 nel 2019 aveva già segnato una frattura significativa nel sistema di controllo delle armi nucleari a medio raggio, aprendo la strada a una nuova corsa agli armamenti. Nel contesto attuale, la volontà di Trump di rilanciare i test nucleari si configura anche come una risposta diretta alle mosse russe, nonché come un avvertimento geopolitico rivolto alla Cina, il cui arsenale nucleare si prevede crescerà sensibilmente nei prossimi cinque anni.
Le tensioni si riflettono anche nelle relazioni bilaterali tra Stati Uniti e Russia, segnate da rinvii di incontri diplomatici e dall’introduzione di nuove sanzioni economiche americane sul settore energetico russo, nel tentativo di esercitare pressione su Mosca affinché ponga fine al conflitto in Ucraina, ormai in corso da oltre tre anni e mezzo.
La condanna dell’ONU
Un portavoce delle Nazioni Unite ha dichiarato che “i test nucleari non devono mai essere autorizzati”, commentando l’annuncio del presidente statunitense Donald Trump sulla possibile ripresa delle sperimentazioni atomiche.
Un passato di test nucleari: numeri e impatti storici
Washington riprende i test nucleari dopo oltre 30 anni. Di seguito il totale dei test atomici che i singoli Stati hanno eseguito nel corso degli anni e l’ultima volta che ne hanno condotto uno ufficialmente.
Stati Uniti: 1.032 (23 settembre 1992)
Russia/URSS: 715 (24 ottobre 1990)
Francia: 210 (27 gennaio 1996)
Regno Unito: 45 (26 novembre 1991)
Cina: 45 (29 luglio 1996)
India: 3 (13 maggio 1998)
Pakistan: 2 (30 maggio 1998)
Corea del Nord: 6 (3 settembre 2017).






