Washington, 2 settembre 2025 – Negli Stati Uniti si profila un autunno politico estremamente turbolento, con il Presidente Donald Trump che intensifica l’esercizio di un potere pressoché incontrollato, spesso al limite della costituzionalità, mentre il Partito Democratico fatica a trovare una linea d’azione efficace per rispondere alle pressioni degli elettori che chiedono una reazione decisa.
Trump intensifica la sua agenda di potere
Nel contesto politico attuale, Trump appare come un presidente impaziente, pronto a inviare truppe della National Guard in ulteriori città amministrate dai Democratici, accelerare le deportazioni di massa e colpire la burocrazia federale. Solo la scorsa settimana, la sua amministrazione ha portato a un vero e proprio smantellamento della leadership scientifica presso i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), un gesto che ha suscitato allarme tra gli esperti di salute pubblica.
A livello internazionale, Trump continua a rivendicare un possibile riconoscimento con il Premio Nobel per la Pace, nonostante non sia riuscito a risolvere i conflitti in corso in Ucraina e Gaza. Nel frattempo, le sue guerre commerciali hanno danneggiato la reputazione degli Stati Uniti come modello di stabilità economica, spingendo paesi come l’India a rafforzare i legami con la Cina, una superpotenza con cui Trump si trova a fronteggiare una crescente competizione. Tuttavia, la sua strategia tariffaria mostra segni di vulnerabilità dopo che una corte d’appello ha dichiarato illegali molte delle sue imposizioni doganali.
Non sfugge a Trump nessun dettaglio, nemmeno la ristrutturazione degli interni della Casa Bianca, con la controversa trasformazione del leggendario Rose Garden e la previsione di un costoso salone da ballo nell’Ala Est. Le sue azioni, spesso accompagnate da furiosi post notturni sui social media, testimoniano una volontà ferrea di influenzare ogni aspetto della vita politica, culturale e nazionale, utilizzando il potere presidenziale per intimidire e investigare i suoi avversari politici.
La risposta timida ma crescente dei Democratici
Dopo mesi di difficoltà, il Partito Democratico comincia a mostrare segni di risveglio. Il governatore della California, Gavin Newsom, ha adottato un tono di critica pungente verso le esternazioni di Trump, guadagnandosi una posizione di rilievo tra i potenziali candidati alla nomination democratica del 2028. In Illinois, il governatore JB Pritzker ha preso una posizione ferma contro la possibile militarizzazione di Chicago da parte di truppe federali, lanciando un avvertimento diretto a Trump e sottolineando le implicazioni complesse di tali mosse sul piano politico e sociale.
L’amministrazione Trump scommette proprio su questo: spingere i Democratici a una resistenza che possa essere sfruttata per dipingerli come deboli nella lotta alla criminalità. Questo gioco di pressione si articola anche nella più recente crisi del possibile shutdown governativo a fine mese, con il Congresso che deve approvare una legge di spesa per evitare la paralisi dell’amministrazione federale. I leader democratici, tra cui il senatore Chuck Schumer e il deputato Hakeem Jeffries, hanno posto condizioni stringenti, in particolare sulla gestione di una crisi sanitaria crescente, ma la Casa Bianca ha già fatto sapere che Trump non accetterà compromessi, confermando la sua linea dura.
Il Partito Democratico si trova quindi intrappolato: cedere significherebbe demoralizzare la base elettorale in vista delle elezioni di midterm del 2026, ma opporsi frontalmente potrebbe esporli a pesanti conseguenze economiche e politiche, soprattutto in un Congresso dominato dai Repubblicani.

Il ritorno di fiamma della vicenda Epstein
Un capitolo particolarmente delicato riguarda la gestione da parte dell’amministrazione Trump dei file relativi all’inchiesta su Jeffrey
, accusato di traffico sessuale di minorenni. L’uso controverso del Dipartimento di Giustizia, con la visita del Vice Procuratore Generale Todd Blanche alla carcerazione di uno dei complici di Epstein, Ghislaine Maxwell, ha sollevato sospetti di interferenze politiche e di un possibile scambio di favori. La trascrizione di un’intervista in cui Maxwell dichiara che Trump non ha commesso illeciti, nonostante la loro precedente amicizia, ha alimentato ulteriori polemiche.
Con la ripresa dei lavori del Congresso, la vicenda tornerà sotto i riflettori: la Commissione di vigilanza della Camera potrebbe approfondire il caso, mettendo a dura prova la coesione del partito Repubblicano e coinvolgendo figure bipartisan come i deputati Ro Khanna e Thomas Massie, che intendono organizzare una conferenza stampa con alcune delle vittime di Epstein per sollecitare la massima trasparenza.
Nonostante la portata mediatica, la questione Epstein sembra avere un impatto limitato sulle dinamiche elettorali in vista delle elezioni di midterm, dove invece gli elettori sono maggiormente preoccupati per il costo della vita, l’inflazione e le tariffe commerciali imposte da Trump.

Le sfide elettorali del 2026 e le mosse di Trump
In vista delle elezioni di medio termine, Trump si prepara a ostacolare la ripresa democratica, spingendo i Repubblicani del Texas a tentare un ambizioso ridisegno dei collegi elettorali che potrebbe garantire fino a cinque nuovi seggi al GOP. La risposta di Newsom è stata quella di avviare un’operazione simile in California, anche se altri Stati repubblicani potrebbero seguire l’esempio texano.
Inoltre, Trump sta progettando un ordine esecutivo per vietare il voto per corrispondenza e imporre l’identificazione degli elettori in tutti gli Stati, una mossa che, sebbene probabilmente incostituzionale, mira a screditare il risultato delle elezioni del 2026 qualora il GOP dovesse perdere terreno.
Il Partito Democratico si trova davanti a un quadro sfavorevole, soprattutto per la conformazione del calendario elettorale al Senato. Tuttavia, una notizia recente ha portato un barlume di speranza: la senatrice repubblicana Joni Ernst dell’Iowa ha annunciato che non si ricandiderà. Se i Democratici riuscissero a conquistare questo seggio e altri due in Maine e North Carolina, mantenendo quelli attuali, potrebbero pareggiare la composizione del Senato a 50-50. Tuttavia, per ottenere una maggioranza effettiva, avrebbero bisogno di vincere in Stati fortemente repubblicani come Ohio e Texas, un’impresa difficile.
Sul fronte delle elezioni governatoriali, i Democratici puntano a riconquistare la Virginia con la candidata Abigail Spanberger e sperano di vincere anche in New Jersey con Mikie Sherrill, in un importante test politico che potrebbe fornire indicazioni sul futuro della presidenza Trump.
Politica estera e competizione globale
Le ambizioni di Trump si estendono anche alla politica internazionale. Il recente incontro con il presidente russo Vladimir Putin non ha portato ad alcuna risoluzione del conflitto in Ucraina, anzi ha evidenziato l’ostinazione di Mosca nel rifiutare un confronto con Kiev. Trump appare frustrato e valuta se imporre sanzioni più severe o abbandonare completamente il processo di pace. Nel frattempo, la tensione cresce anche nelle Americhe, con un aumento della presenza militare statunitense al largo del Venezuela e speculazioni su possibili azioni contro il presidente Nicolás Maduro e i cartelli della droga nella regione.
La sfida più ardua è rappresentata dalla Cina, che ha resistito all’ondata tariffaria americana grazie al controllo delle risorse essenziali per le tecnologie e l’industria militare statunitense, come le terre rare. Trump ha indicato la possibilità di una visita a Pechino entro la fine dell’anno, ma il presidente cinese Xi Jinping ha già annunciato, in occasione di un recente vertice internazionale con leader di India e Russia, la volontà di colmare il vuoto lasciato dal ritiro degli Stati Uniti dalla leadership mondiale.
Donald Trump, 47º presidente degli Stati Uniti dal gennaio 2025, continua a dominare il panorama politico con una strategia aggressiva che mette sotto pressione sia l’opposizione interna sia gli equilibri globali, con effetti che si riflettono su economia, sicurezza e clima. Il suo approccio energico e spesso controverso promette un autunno di forti tensioni e sfide per la democrazia americana e le relazioni internazionali.






