Dopo quattro giorni di ricerche, è stato recuperato il corpo senza vita di Juliana Marins, la turista brasiliana di 26 anni precipitata nel cratere del vulcano Rinjani, sull’isola di Lombok in Indonesia. La notizia è stata confermata dalla famiglia della giovane tramite un messaggio pubblicato sui social network, nel quale si comunica che la squadra di scalatori ha raggiunto il luogo dove si trovava la ragazza, purtroppo ormai troppo tardi
Il recupero e le difficoltà delle operazioni di soccorso
Juliana Marins era dispersa dal 20 giugno, quando durante un’escursione sul Monte Rinjani, vulcano attivo alto 3.726 metri, sarebbe precipitata da una parete rocciosa vicino al cratere mentre camminava con un gruppo. I soccorritori avevano inizialmente udito le sue grida d’aiuto e, grazie a video diffusi, la giovane appariva cosciente. Tuttavia, le condizioni impervie del terreno, la fitta nebbia e il maltempo hanno reso estremamente difficili le operazioni di soccorso, rallentate ulteriormente dall’impossibilità di utilizzare efficacemente i droni.
Domenica la posizione di Juliana era cambiata, rendendo ancora più complicato l’accesso al luogo. Lunedì, era stata individuata in una zona ancora più inaccessibile, ma le squadre di soccorso hanno dovuto interrompere l’intervento, fermandosi a circa 350 metri dalla sua posizione. Per comunicare con la giovane, un drone aveva sorvolato la zona lanciando un messaggio con la scritta “Aspetta i soccorsi” per invitarla a non spostarsi, poiché il terreno era estremamente instabile e ogni movimento rischiava di provocare ulteriori cadute.
Solo ieri è stato possibile allestire un campo avanzato vicino al luogo in cui si trovava Juliana, il cui corpo è stato individuato grazie all’ausilio di un drone. I tentativi di soccorrerla con un elicottero non hanno avuto successo: la ragazza è rimasta intrappolata per giorni su una parete rocciosa, senza accesso ad acqua, cibo o riparo.
Il Monte Rinjani: un trekking impegnativo e pericoloso
Il Monte Rinjani, con i suoi 3.726 metri, è il secondo vulcano più alto dell’Indonesia e una meta molto ambita dagli escursionisti. Il percorso di trekking, pur non richiedendo abilità tecniche specifiche, è conosciuto per la sua difficoltà: sentieri ripidi, scivolosi e a tratti insidiosi, con un notevole dislivello da affrontare in poco tempo. La zona è soggetta a condizioni meteorologiche variabili e a eventi sismici, che possono aumentare il rischio di frane e la pericolosità del percorso.
Il vulcano fa parte del Gunung Rinjani National Park, istituito nel 1997 e riconosciuto come Geoparco mondiale UNESCO nel 2018. Il cratere ospita il lago Segara Anak, formatosi dopo un’eruzione violenta nel 1257, una delle più imponenti degli ultimi millenni.
La tragedia di Juliana Marins riporta all’attenzione i rischi connessi a questo tipo di escursioni e la necessità di misurare attentamente le proprie capacità fisiche e le condizioni ambientali prima di intraprendere un trekking sul Monte Rinjani.






