Tokyo, 10 agosto 2025 – Il governo giapponese ha espresso profonda preoccupazione per la decisione del premier israeliano Benyamin Netanyahu di occupare militarmente la città di Gaza, una mossa che rischia di aggravare ulteriormente la grave crisi umanitaria nella Striscia. Il ministro degli Esteri giapponese, Takeshi Iwaya, ha chiarito che questa iniziativa potrebbe compromettere il raggiungimento di una soluzione a due Stati, obiettivo che Tokyo continua a sostenere fermamente.
La posizione del Giappone sull’occupazione di Gaza
In una dichiarazione ufficiale, il ministro Iwaya ha sottolineato come l’occupazione di Gaza City possa peggiorare la situazione già “disastrosa” per la popolazione civile, che conta circa un milione di abitanti costretti a sfollare. Il Giappone ha invitato “tutte le parti a tornare al tavolo dei negoziati” per lavorare con impegno a un cessate il fuoco e al rilascio degli ostaggi. Inoltre, Tokyo ha ribadito la necessità di rispettare pienamente il diritto internazionale, incluso quello umanitario, per evitare ulteriori escalation.
Questa presa di posizione si inserisce in un contesto internazionale di forte tensione, con numerose critiche rivolte al piano israeliano da parte di diversi Paesi e organizzazioni. La questione sarà al centro di una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu convocata proprio oggi, mentre le violenze proseguono, causando vittime tra i civili palestinesi.
Il contesto regionale e le reazioni internazionali
Parallelamente alla condanna giapponese, si registrano proteste interne in Israele: migliaia di cittadini sono scesi in piazza a Tel Aviv per chiedere la fine della guerra e il rilascio degli ostaggi. Sul fronte militare, l’esercito israeliano ha avviato un’esercitazione a sorpresa per testare la propria capacità di gestire un conflitto esteso e complesso.
Anche altri Paesi, come il Brasile, hanno espresso il loro dissenso rispetto all’operazione militare, chiedendo un ritiro immediato delle truppe israeliane e l’apertura degli aiuti umanitari senza ostacoli. Nel frattempo, la diplomazia internazionale è al lavoro per cercare soluzioni che evitino un’escalation del conflitto, con appelli a un cessate il fuoco e a un dialogo sostenuto anche da figure di rilievo come il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei.






