Donald Trump è pronto a firmare entro questa settimana un ordine esecutivo che sancirà l’approvazione dell’accordo su TikTok, la popolare piattaforma di condivisione video di proprietà cinese. Lo riferisce Axios, citando fonti vicine alla Casa Bianca.
L’accordo per il controllo americano dell’algoritmo
L’intesa prevede la costituzione di una società americana che otterrà in licenza l’algoritmo da parte della società madre cinese ByteDance. Secondo i termini dell’accordo, ByteDance realizzerà una copia dell’algoritmo e la concederà in licenza alla nuova entità statunitense controllata da un gruppo di investitori americani. Tra questi spicca il colosso tecnologico Oracle, cui sarà affidata anche la tutela dei dati degli utenti americani.
Trump ha confermato a Fox News che oltre a Larry Ellison, fondatore di Oracle, saranno coinvolti nell’operazione anche altri importanti imprenditori come Michael Dell e i membri della famiglia Murdoch: “Lachlan Murdoch e Rupert Murdoch saranno probabilmente nel gruppo”, ha dichiarato.
Estensione della scadenza per evitare il bando
Nonostante le pressioni iniziali per vietare TikTok negli Stati Uniti per motivi legati alla sicurezza nazionale, Trump ha recentemente annunciato su Truth Social un’estensione della scadenza prevista per la vendita o ristrutturazione del social network cinese: ulteriori 75 giorni durante i quali TikTok potrà continuare ad operare regolarmente sul territorio americano.
“La mia amministrazione ha lavorato duramente a un accordo per salvare TikTok”, ha scritto Trump sottolineando come sia necessario ancora del tempo “per garantire tutte le approvazioni necessarie”. L’ex presidente si è impegnato personalmente affinché milioni di americani possano continuare ad utilizzare l’app sia per svago sia professionalmente.
ByteDance però mantiene cautela: in una nota ufficiale afferma che restano ancora “questioni chiave da risolvere” prima che si possa definire definitivamente l’intesa con gli investitori statunitensi. Nel frattempo Oracle continua a intensificare i colloqui con Washington sulla gestione dei dati degli utenti Usa al fine di assicurarsi che Pechino non abbia accesso alle informazioni sensibili raccolte dall’applicazione.






