La Freedom Flotilla Italia, impegnata in una missione umanitaria verso Gaza, è stata costretta a interrompere la navigazione e a fare ritorno a causa di problemi tecnici e di sicurezza. A darne notizia è stata l’attivista Francesca Amoruso, a bordo della imbarcazione Al-Awda, che ha annunciato il ritiro dalla spedizione attraverso i social network.
Freedom Flotilla Italia: problemi tecnici e interventi delle autorità greche
Partita il 25 settembre da Otranto, la Flotilla si è trovata in difficoltà quando la nave di appoggio Ghassan Kanafani ha subito due avarie ed è stata posta sotto sequestro dalla polizia portuale greca nel porto di Heraklion, a Creta. Nel frattempo, la barca di Amoruso è stata fermata in mare e sottoposta a un lungo controllo da parte della Capitaneria di porto greca in assetto antisommossa, che ne ha impedito il ricongiungimento con le altre imbarcazioni della Flotilla.
“Siamo costretti a fermarci, lo facciamo con rammarico”, ha dichiarato Amoruso, spiegando che proseguire senza la nave di appoggio avrebbe messo a rischio la sicurezza di tutti, compresa la propria imbarcazione e la vita degli attivisti a bordo.
La situazione degli attivisti e le tensioni internazionali
Parallelamente, la situazione degli attivisti della Flotilla rimasti in mare e quelli arrestati nelle scorse settimane si fa sempre più complessa. Più di 400 partecipanti, tra cui oltre 40 italiani, sono stati detenuti nel carcere di Ketziot in Israele.
I quattro parlamentari italiani rilasciati e rientrati a Roma hanno denunciato di essere stati sottoposti a trattamenti difficili, tra cui insulti e umiliazioni, e hanno espresso forte preoccupazione per i compagni ancora incarcerati.






