Caracas, 17 ottobre 2025 – Prosegue l’intensa pressione degli Stati Uniti contro il governo venezuelano di Nicolás Maduro, con una serie di operazioni militari e diplomatiche che segnano un’escalation nelle tensioni in America Latina. L’amministrazione guidata dal presidente statunitense Donald Trump ha messo in campo una dimostrazione di forza senza precedenti, evidenziata dal salvataggio di due presunti narcotrafficanti venezuelani sopravvissuti a un attacco della marina Usa e da manovre aeree con bombardieri strategici B-52 e elicotteri d’assalto.
Soccorso e operazioni militari nel Mar dei Caraibi
Secondo quanto riportato da fonti del Pentagono e media statunitensi, la marina americana ha recuperato in elicottero due presunti narcotrafficanti venezuelani sopravvissuti all’attacco di un semisommergibile utilizzato per il trasporto illecito di droga nel Mar dei Caraibi. I due sono stati trasferiti a bordo di una nave da guerra statunitense, diventando i primi prigionieri della campagna contro le organizzazioni narcoterroristiche che, secondo Washington, operano tra Venezuela e Stati Uniti.

Il Pentagono ha inoltre reso noto che nelle ultime settimane sono stati condotti sei raid contro imbarcazioni sospette, con un bilancio di almeno 27 narcotrafficanti uccisi. A supporto delle operazioni navali, il presidente Trump ha ordinato l’impiego di bombardieri B-52, capaci di trasportare decine di bombe a guida di precisione, e di unità aeree specializzate, come gli elicotteri del 160° Reggimento di Aviazione per Operazioni Speciali dell’Esercito, che hanno operato vicino alla costa venezuelana e nel Mar dei Caraibi meridionale.
Un alto funzionario Usa ha definito questi voli una “dimostrazione di forza”, finalizzata a fornire opzioni militari al presidente Trump nell’ambito della sua strategia per intensificare la lotta al narcotraffico e aumentare la pressione sul regime di Maduro.
Trump: “Maduro ha offerto tutto agli Stati Uniti per allentare le tensioni”
In risposta alla crescente tensione, Trump ha dichiarto che il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha dichiarato di aver offerto tutto agli Stati Uniti per allentare le tensioni, ma le accuse di coinvolgimento nel traffico di droga sono state più volte respinte dal governo di Caracas.
Parallelamente, a L’Avana si è svolta una manifestazione di massa a sostegno del Venezuela, organizzata dal governo cubano. Circa 50.000 persone, guidate dal presidente Miguel Díaz-Canel e da una delegazione venezuelana capeggiata dal primo vicepresidente del Parlamento, Pedro Infante, hanno espresso solidarietà a Caracas contro le minacce statunitensi. La protesta segue le denunce del governo venezuelano sull’attività della CIA nel Paese, definita una minaccia diretta finalizzata a forzare un cambio di regime.
Attualmente, gli Stati Uniti mantengono circa 10.000 militari nella regione, tra cui marines imbarcati su navi da assalto anfibio, e dispongono di un dispositivo militare composto da otto navi da guerra e un sottomarino posizionati nelle acque territoriali venezuelane.
L’escalation militare della Casa Bianca si inserisce in un contesto geopolitico complesso, con Washington che continua a definire il Venezuela come un hub per il narcotraffico e il terrorismo, mentre Caracas respinge fermamente ogni accusa. La situazione rimane tesa e monitorata con attenzione dagli osservatori internazionali, che seguono l’evolversi delle operazioni militari e delle dinamiche diplomatiche tra le due nazioni.






