La tensione nello Stretto di Taiwan continua a salire, con la Cina che ha annunciato un’accelerazione nei preparativi militari volti a un potenziale uso della forza per la riconquista dell’isola. Le dichiarazioni del presidente taiwanese William Lai e le reazioni internazionali confermano un clima di crescente allarme nella regione.
La Cina accelera i preparativi militari per Taiwan
Nel corso di una conferenza stampa, il presidente di Taiwan, William Lai, ha denunciato che la Repubblica Popolare Cinese sta intensificando gli sforzi militari per conquistare Taiwan con la forza. Lai ha sottolineato la necessità per Taipei di rafforzare significativamente le proprie capacità di difesa, puntando a raggiungere un elevato livello di prontezza entro il 2027, anno del centenario della fondazione dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese. Il governo taiwanese si impegnerà per contrastare ogni tentativo di coercizione da parte di Pechino e per raggiungere una preparazione al combattimento adeguata entro due anni.
Queste affermazioni seguono la telefonata tra il presidente cinese Xi Jinping e l’ex presidente statunitense Donald Trump, durante la quale Xi ha definito il ritorno di Taiwan sotto la sovranità della Cina come parte integrante dell’ordine internazionale post-bellico. Taipei ha respinto fermamente questa visione, rifiutando di diventare parte della Cina e opponendosi al modello “un Paese, due sistemi” offerto da Pechino, che non ha trovato consenso tra i partiti politici taiwanesi.
Taiwan risponde con un extra budget difesa e nuove armi
Per fronteggiare la minaccia cinese, Taiwan ha annunciato un extra budget per la difesa da 40 miliardi di dollari, destinato principalmente all’acquisto di armamenti avanzati, tra cui missili, droni e investimenti in tecnologie di intelligenza artificiale. Il presidente Lai ha evidenziato che questo pacchetto storico non solo finanzierà nuove acquisizioni di armi dagli Stati Uniti, ma incrementerà anche le capacità asimmetriche dell’isola per aumentare i costi e le incertezze per Pechino nel caso decidesse di usare la forza.
Gli Stati Uniti, pur mantenendo una posizione strategica ambigua sulla sovranità di Taiwan, hanno sostenuto Taipei chiedendo un aumento della spesa per la difesa, in linea con le richieste rivolte anche ai loro alleati in Europa e Asia. A metà novembre, Washington ha approvato la vendita di un pacchetto di armi del valore di 330 milioni di dollari, comprendente componenti e pezzi di ricambio per caccia F-16, aerei C-130 e velivoli di difesa taiwanesi.
Nel 2026, il governo di Taiwan prevede di raggiungere una spesa per la difesa del 3,32% del PIL, superando per la prima volta dal 2009 la soglia del 3%. Lai ha ribadito l’importanza di mantenere la democrazia e la libertà dell’isola, definendo la deterrenza militare come una lezione fondamentale per la pace.
La tensione cresce anche tra Cina e Giappone
Parallelamente alla situazione di Taiwan, i rapporti tra Cina e Giappone si sono ulteriormente deteriorati a causa delle dichiarazioni della premier giapponese Sanae Takaichi, che ha ipotizzato un possibile intervento militare a difesa di Taiwan in caso di aggressione cinese. Pechino ha risposto con dure minacce, definendo qualsiasi azione giapponese un atto di invasione che provocherebbe una reazione forte. Il ministero degli Esteri cinese ha esortato Takaichi a ritrattare le sue parole, mentre la Guardia costiera cinese ha intensificato le pattuglie nelle acque contese delle isole Senkaku/Diaoyu, amministrate dal Giappone ma rivendicate dalla Cina.
Le tensioni diplomatiche sono sfociate in scontri verbali e richieste di espulsione di diplomatici, con media cinesi che hanno utilizzato toni e insulti particolarmente duri contro Tokyo. Nel frattempo, Pechino ha consigliato ai propri cittadini di evitare viaggi in Giappone e ha avvertito gli studenti cinesi nel paese di valutare con attenzione i rischi legati alla situazione attuale.






