Kathmandu, Nepal – 13 settembre 2025 – Nel cuore di un Nepal scosso da intensi tumulti sociali ed economici, Sushila Karki, 73 anni, ha assunto il ruolo di prima donna Primo ministro ad interim della nazione, segnando un momento storico dopo la caduta della monarchia nel 2008. La sua elezione segue le dimissioni del premier K.P. Sharma Oli, costretto a lasciare l’incarico in seguito a proteste di massa contro la corruzione e la repressione governativa.
La nomina di Sushila Karki: un segnale di cambiamento
Il presidente Ram Chandra Paudel ha ufficialmente nominato Karki il 12 settembre 2025, rispondendo alle pressioni della cosiddetta “Generazione Z”, che ha organizzato le manifestazioni attraverso piattaforme digitali come Discord, coinvolgendo centinaia di migliaia di giovani nepalesi. Questi giovani hanno indicato Sushila Karki come figura di fiducia, riconoscendole una reputazione di integerrima giurista e combattente contro la corruzione.
Le proteste, scatenate inizialmente dal bando di 26 social network imposto dal governo, hanno rapidamente assunto dimensioni più ampie, denunciando un sistema politico corrotto, un’elevata disoccupazione giovanile e crescenti disuguaglianze sociali. Dopo giorni di violenze che hanno causato almeno 51 vittime, l’esercito nepalese ha preso il controllo della capitale, imponendo il coprifuoco e negoziando la transizione di potere.
Karki ha accettato l’incarico dichiarando di voler rispondere alle richieste dei giovani del Paese, impegnandosi a guidare il Nepal verso nuove elezioni nel 2026, con lo scioglimento della Camera dei rappresentanti già richiesto al presidente.
Il profilo di una pioniera: dalla lotta democratica alla giustizia suprema
Nata nel 1952 a Biratnagar, nel Nepal orientale, Sushila Karki è cresciuta in una famiglia di agricoltori con legami politici importanti, tra cui Bishweshwar Prasad Koirala, primo premier democraticamente eletto del Nepal nel 1959. Prima di intraprendere la carriera giuridica, è stata attiva nei movimenti democratici giovanili, venendo arrestata durante le proteste del 1990 che hanno posto fine al regime autoritario del Panchayat, un sistema monarchico monopolista che limitava le libertà civili.
Dopo aver conseguito una laurea in giurisprudenza all’Università Tribhuvan e un Master in scienze politiche in India, Karki ha lavorato come docente di diritto e si è iscritta all’Ordine degli avvocati nel 2008. La sua carriera giudiziaria si è distinta per un rigido impegno nella lotta alla corruzione e per la difesa dell’indipendenza giudiziaria, culminando nella nomina a presidente della Corte Suprema nel 2016, prima donna a ricoprire tale carica nel Nepal.
Tra le sue sentenze più emblematiche, nel 2017 ha annullato la nomina del capo della polizia, giudicando la procedura non conforme alle leggi e motivata da interessi politici. Questa decisione ha scatenato una mozione di impeachment, ritirata dopo una forte mobilitazione pubblica e la pressione internazionale, inclusa quella dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.
Un governo fuori dagli schemi costituzionali
La nomina di Karki come primo ministro ad interim si distingue per le modalità non convenzionali con cui è stata decisa. Nonostante la Costituzione nepalese preveda che il capo del governo debba essere scelto tra i membri della Camera dei rappresentanti con successivo voto di fiducia, il presidente ha agito sulla base di un’interpretazione estensiva degli articoli 61 e 66, giustificando la nomina come un atto necessario a salvaguardare l’ordine costituzionale e a promuovere l’unità nazionale in un momento di crisi profonda.
La mediazione tra esercito, manifestanti e presidente ha portato a un passaggio di potere senza precedenti, in cui la decisione dei cittadini attraverso un social network ha avuto un peso determinante nel designare il nuovo esecutivo. Questa peculiarità ha suscitato dibattiti tra giuristi e costituzionalisti nepalesi, ma rappresenta un segno tangibile della crescente influenza della società civile e delle nuove generazioni nella politica nazionale.
Una nuova leadership per un Nepal in difficoltà
Sushila Karki eredita un Paese segnato da sfide complesse: un’economia in difficoltà, la necessità di riformare istituzioni spesso permeate dalla corruzione, un tessuto sociale lacerato dalle disuguaglianze e un esercito che continua a giocare un ruolo cruciale nella stabilità politica. La sua esperienza come giudice capo della Corte Suprema e il suo impegno nella difesa della legalità la posizionano come una figura credibile per guidare questa fase delicata.
Nonostante non sia una politica di lungo corso, la sua reputazione di giurista imparziale e il sostegno dei giovani manifestanti fanno di Sushila Karki un simbolo di speranza per una rinascita democratica del Nepal, nella quale la lotta alla corruzione e la trasparenza saranno al centro dell’agenda governativa.
Le prossime settimane saranno decisive per l’instaurazione di un governo stabile e per la preparazione delle elezioni anticipate, che dovranno offrire una nuova prospettiva a una popolazione giovane e desiderosa di cambiamento reale e duraturo.




