Khartum, 26 novembre 2025 – La crisi umanitaria nel Sudan continua ad aggravarsi, con la popolazione civile di Al-Fashir, capitale del Nord Darfur, che è fuggita dalla città. Secondo le ultime stime delle Nazioni Unite, più di 106.000 persone hanno abbandonato la città dal momento della conquista da parte delle Forze di Supporto Rapido (RSF), avvenuta un mese fa mentre le violenze contro i civili si intensificano in maniera preoccupante.
La drammatica situazione ad Al-Fashir e nel Nord Darfur
La città di Al-Fashir, con una popolazione stimata di circa 260.000 abitanti prima dell’escalation del conflitto, è sotto assedio per 500 giorni. Le RSF, milizia paramilitare in lotta contro l’esercito regolare sudanese, hanno preso il controllo della città il 26 ottobre 2025. Da allora, si registrano numerosi episodi di massacri di massa, violenze sessuali e torture. Le testimonianze raccolte da Medici Senza Frontiere (MSF) denunciano la sistematica uccisione di civili disarmati e la separazione degli ostaggi per sesso, età o appartenenza etnica, con frequenti richieste di riscatto che raggiungono cifre elevate, fino a 43.000 euro.
Tra il 26 e il 29 ottobre, MSF ha assistito 396 feriti e più di 700 sfollati provenienti da Al-Fashir nel vicino centro di Tawila, dove l’organizzazione gestisce un pronto soccorso dedicato. Le ferite principali sono da arma da fuoco, fratture e traumi da percosse e torture, con molti pazienti che arrivano in condizioni disperate, spesso con infezioni dovute a interventi chirurgici effettuati in condizioni di emergenza e scarsità di farmaci.
La crisi umanitaria peggiora: malnutrizione e violenze diffuse
Le condizioni di vita nella regione sono al limite del collasso: la popolazione civile è vittima di violenze continue lungo le strade, nei mercati e persino nelle proprie abitazioni, con frequenti casi di detenzioni arbitrarie, furti e saccheggi. Gli attacchi aerei e con droni colpiscono sia il Sud Darfur che altre aree del paese, aggravando ulteriormente la situazione.
I dati raccolti da MSF indicano livelli catastrofici di malnutrizione tra gli sfollati: il 57% dei bambini sotto i cinque anni arrivati a Tawila è in condizioni di malnutrizione acuta grave. Complessivamente, più di 11 milioni e mezzo di persone risultano sfollate all’interno del Sudan, con un’incidenza elevata di donne e minori. Oltre 30 milioni di sudanesi necessitano di assistenza umanitaria, facendo della crisi in Sudan la più grave emergenza umanitaria al mondo nel 2025.
Il contesto politico e internazionale
Il Sudan è governato de facto da una giunta militare guidata dal presidente Abdel Fattah Abdelrahman Burhan, con un primo ministro civile, Kamil Idris, formalmente a capo del governo. Dal 2023, il paese è teatro di un conflitto armato tra le Forze Armate Sudanesi (SAF) e le RSF, che si combattono anche nelle aree densamente popolate, distruggendo infrastrutture civili fondamentali come ospedali, scuole e reti di comunicazione.
Le tensioni politiche si sono intensificate dopo il fallito processo di transizione democratica che doveva concludersi nel 2022, interrotto da diversi colpi di Stato e da un’escalation delle violenze tra le fazioni militari. La comunità internazionale, compreso il cosiddetto “Quad” (Stati Uniti, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Egitto), ha tentato senza successo di mediare una tregua, respinta dall’esercito regolare.
Amnesty International ha denunciato gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dalle RSF, accusate di stragi di massa e violenze sessuali a Al-Fashir, e ha esortato la comunità internazionale a imporre un embargo sulle armi esteso a tutto il paese per fermare il flusso di armi verso le milizie. In particolare, la Ong ha puntato il dito contro il coinvolgimento degli Emirati Arabi Uniti nel sostegno ai paramilitari, definendo questo sostegno un fattore che alimenta il ciclo di violenza contro i civili.





