Sudan, 28 dicembre 2025 – Oltre 10.000 persone sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni nelle ultime 72 ore nelle regioni del Darfur settentrionale e del Kordofan meridionale, a causa di un’intensificazione della violenza che ha colpito queste aree del Sudan, secondo quanto riportato oggi dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), agenzia delle Nazioni Unite.
Aumento degli sfollamenti nel Darfur e nel Kordofan
Tra giovedì e venerdì, più di 7.000 abitanti sono fuggiti dalle città di Kernoi e Umm Baru, situate nel Darfur settentrionale, vicino al confine con il Ciad. Nel frattempo, circa 3.100 persone hanno lasciato la città di Kadugli, capitale del Kordofan meridionale, dove da oltre un anno e mezzo si registra un assedio da parte dei paramilitari delle Forze di Supporto Rapido (Rsf), secondo le rilevazioni dell’Oim.
La situazione a Kadugli è particolarmente critica: a novembre è stata dichiarata la carestia e le organizzazioni umanitarie hanno dovuto evacuare il loro personale a seguito del ritiro della base logistica delle Nazioni Unite, come riferito da fonti locali.
Contesto storico e umanitario delle regioni colpite
Il Darfur è teatro di un conflitto che dura ormai da oltre due decenni, iniziato nel 2003, che vede contrapposte popolazioni etnicamente diverse e gruppi armati. La regione ha subito una catastrofe umanitaria con milioni di sfollati interni e rifugiati, oltre a gravi violazioni dei diritti umani, tra cui stupri, massacri e pulizie etniche. Le tensioni si sono acuite negli ultimi anni, con nuovi episodi di violenza che hanno portato a una mortalità tra le più elevate al mondo.
Il Kordofan meridionale, anch’esso colpito da conflitti e assedi prolungati, è una regione strategica e storicamente complessa, dove la popolazione affronta gravi difficoltà dovute anche a una crisi alimentare conclamata.
Le continue ondate di violenza e insicurezza nelle due regioni hanno generato una nuova emergenza umanitaria, con oltre 10.000 sfollati in pochi giorni, che si vanno ad aggiungere ai milioni di persone già vulnerabili in queste aree del Sudan.





