Il Sud-est asiatico continua a fare i conti con una delle peggiori catastrofi naturali degli ultimi anni. Dopo le piogge torrenziali che hanno colpito Indonesia, Sri Lanka, Thailandia e Malesia, il bilancio delle vittime ha superato le 1.100 morti, mentre gli sfollati hanno ormai raggiunto oltre un milione solo in Indonesia. A livello regionale, gli sfollati complessivi sono stimati in circa tre milioni. La devastazione interessa una vasta area di questo vasto continente asiatico, che conta oltre 4,8 miliardi di abitanti e si estende su una superficie di oltre 44 milioni di km².
L’emergenza umanitaria in Indonesia e il ruolo del presidente Prabowo Subianto
Sumatra, una delle isole principali dell’Indonesia, è stata la più colpita: qui si contano 631 vittime e 472 persone ancora disperse. Il governo indonesiano e le organizzazioni di soccorso sono impegnati in una vasta operazione di assistenza, con squadre di emergenza dell’OMS e la Croce Rossa internazionale che hanno già iniziato a distribuire beni di prima necessità.
Il presidente indonesiano Prabowo Subianto ha effettuato diverse visite nelle zone colpite per monitorare la situazione e coordinare la risposta del governo. Ha dichiarato che il peggio “dovrebbe essere passato” e ha assicurato la continuità del sostegno governativo nella fase di ricostruzione di infrastrutture e servizi essenziali. Per questa fase sono stati mobilitati anche mezzi militari, tra cui tre navi, per facilitare il trasporto di aiuti nelle aree isolate dalle alluvioni e dalle frane.
L’Indonesia, paese arcipelago con oltre 17.500 isole e una popolazione che supera i 286 milioni di abitanti, è particolarmente vulnerabile a questo tipo di eventi a causa della sua geografia intricata e della densità demografica di alcune aree come Giava e Sumatra. Il paese, che si estende su tre fusi orari e presenta una grande varietà etnica e linguistica, è abituato a gestire disastri naturali ma la portata di questa emergenza è senza precedenti dal tragico tsunami e terremoto del 2018.
Sri Lanka e le devastazioni provocate dal ciclone Ditwah: un disastro storico
Anche lo Sri Lanka sta affrontando una gravissima crisi. Le continue piogge, aggravate dal ciclone tropicale Ditwah, hanno provocato oltre 410 morti e più di 330 dispersi. Circa un milione e mezzo di persone sono state colpite, rendendo questa calamità naturale il peggior disastro che il paese ha vissuto dal devastante tsunami del 2004.
Il presidente srilankese Anura Kumara Dissanayake ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, sottolineando la gravità della situazione definita come “il disastro naturale più impegnativo nella storia del paese”. Le aree metropolitane, tra cui varie zone della capitale Colombo, sono rimaste allagate, costringendo circa 200.000 persone a rifugiarsi in campi di emergenza. Le autorità hanno lanciato appelli internazionali per l’invio di aiuti e dispiegato elicotteri militari per evacuare quanti sono rimasti intrappolati.
Lo Sri Lanka, con una superficie di circa 65.610 km² e una popolazione di oltre 21 milioni di abitanti, si trova in una posizione geografica molto vulnerabile ai monsoni e ai cicloni tropicali. La sua storia recente è segnata da una convivenza complessa tra gruppi etnici come i singalesi e i tamil, e le calamità naturali rappresentano un’ulteriore sfida per la stabilità politica e sociale.
Anche Thailandia e Malesia colpite dalle inondazioni
Nel sud della Thailandia, le piogge intense hanno causato almeno 176 morti e numerosi sfollati, mentre in Malesia il maltempo ha provocato almeno due vittime. Le autorità locali continuano a gestire l’emergenza, con operazioni di soccorso e tentativi di contenere i danni alle infrastrutture.
Questi eventi estremi sono stati amplificati dal cambiamento climatico, come ha evidenziato il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, da Ginevra: “Le calamità in corso sono un chiaro avvertimento dell’aumento di frequenza e intensità dei fenomeni meteorologici estremi dovuti al riscaldamento globale”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dispiegato squadre di risposta rapida e sta coordinando la distribuzione di forniture mediche e beni di prima necessità nelle aree colpite.
Impatto e sfide future per il Sud-est Asiatico
La devastazione causata da alluvioni e frane ha messo in ginocchio vaste aree del Sud-est asiatico, una regione caratterizzata da un mosaico culturale, ambientale e geopolitico complesso. Le condizioni di vita per milioni di persone sono drasticamente cambiate, con la distruzione di abitazioni, infrastrutture e terreni agricoli. La gestione della fase emergenziale e la ricostruzione richiederanno risorse ingenti e cooperazione internazionale.
Gli esperti climatici e umanitari sottolineano l’urgenza di strategie integrate per la prevenzione e la risposta ai disastri naturali, in particolare nei paesi in via di sviluppo come Indonesia e Sri Lanka, dove la rapida urbanizzazione e la vulnerabilità ambientale rappresentano un mix pericoloso. La solidarietà regionale e globale sarà fondamentale per mitigare le conseguenze di questi eventi sempre più frequenti e per sostenere le popolazioni colpite in un percorso di resilienza e ricostruzione.






