In un’intervista rilasciata al Sunday Times, Jens Stoltenberg, ex segretario generale della NATO, ha rivelato i retroscena delle scelte strategiche adottate durante l’invasione russa dell’Ucraina iniziata il 24 febbraio 2022. La decisione di non chiudere lo spazio aereo ucraino, spiega Stoltenberg, fu dettata dalla necessità di evitare uno scontro diretto e su vasta scala tra NATO e Russia.
Stoltenberg: la scelta di non chiudere lo spazio aereo ucraino
Secondo Stoltenberg, la richiesta di Volodymyr Zelensky, presidente ucraino, di chiudere lo spazio aereo per impedire aerei, droni ed elicotteri russi di volare e attaccare, fu respinta con fermezza. “Capisco perché lo chiedi, ma non succederà”, disse Stoltenberg a Zelensky durante una telefonata da un bunker a Kiev. Il motivo è tecnico e strategico: per chiudere lo spazio aereo, la NATO avrebbe dovuto innanzitutto eliminare i sistemi di difesa aerea russi posizionati in Bielorussia e Russia, dato che non sarebbe stato possibile sorvolare il territorio ucraino con i missili russi puntati sugli aerei NATO. Un’azione del genere avrebbe significato abbattere aerei e elicotteri russi, portando inevitabilmente a una guerra su vasta scala tra le due potenze militari.
Le implicazioni geopolitiche della strategia NATO
Stoltenberg sottolinea che “non eravamo pronti per questo” e cita le parole di allora presidente statunitense Joe Biden: “Non rischieremo la Terza Guerra Mondiale per il bene dell’Ucraina”. La decisione della NATO di non intervenire direttamente con truppe di terra né di imporre una no-fly zone ha mantenuto l’equilibrio precario tra deterrenza e contenimento del conflitto, ma ha anche lasciato l’Ucraina vulnerabile agli attacchi aerei russi.
Il racconto di Stoltenberg, che ha guidato l’Alleanza Atlantica dal 2014 al 2024, emerge da un quadro più ampio di tensioni globali e delicate decisioni diplomatiche. Nel suo memoir “Nella stanza dei bottoni” l’ex segretario generale descrive le sfide affrontate negli anni, tra cui la guerra in Ucraina, il ritiro della NATO dall’Afghanistan e le crescenti tensioni con Russia e Cina. La sua testimonianza offre uno sguardo privilegiato sulle dinamiche che hanno plasmato la sicurezza mondiale nel decennio appena trascorso.






