Negli Stati Uniti, la paralisi del governo federale ha ormai raggiunto un primato storico. Non solo è il blocco amministrativo più lungo di sempre, ma anche quello che sta provocando i danni economici più gravi mai registrati. In passato, gli effetti dei cosiddetti shutdown erano di breve durata e tendevano a dissolversi rapidamente con la riapertura delle attività federali. Ma la chiusura dei finanziamenti iniziata il 1° ottobre, giunta al suo 36° giorno, sta già infliggendo un colpo sensibile – seppur temporaneo – alla più grande economia del mondo.
Milioni di cittadini statunitensi non stanno ricevendo i sussidi alimentari necessari a sfamare le proprie famiglie. Circa 1,4 milioni di dipendenti pubblici sono senza stipendio, anche se molti di loro continuano a lavorare. Nel frattempo, investitori e autorità monetarie si trovano privi dei dati statistici ufficiali, bloccati dalla sospensione della pubblicazione dei rapporti economici governativi.
L’impatto dello shutdown sull’economia
Secondo Alec Phillips, capo economista politico di Goldman Sachs, l’attuale interruzione “potrebbe avere l’impatto economico più ampio mai osservato in uno shutdown”. Anche se dovesse concludersi entro pochi giorni, la banca d’affari prevede una riduzione di 1,15 punti percentuali nella crescita del Prodotto interno lordo reale del quarto trimestre. Stime analoghe della Congressional Budget Office (CBO) indicano un calo compreso tra l’1 e il 2%.
La CBO ha inoltre avvertito che “gli effetti si intensificheranno tanto più a lungo durerà la chiusura”, sottolineando che parte della perdita sarà irrecuperabile: tra 7 e 14 miliardi di dollari di ricchezza nazionale potrebbero svanire definitivamente.
Un colpo più duro rispetto al passato
Goldman Sachs prevede ora un’espansione economica modesta, pari all’1% nel quarto trimestre, contro il 3-4% stimato in precedenza. Phillips spiega che il rallentamento è dovuto al fatto che l’attuale blocco non solo è il più lungo della storia, ma anche il più esteso: a differenza di quello del 2018-2019, durato 35 giorni e limitato a circa il 10% della spesa pubblica, quello del 2025 ha paralizzato il 100% delle attività federali.
David Kelly, capo stratega globale di JPMorgan Asset Management, ha definito lo shutdown “un aggravante in un’economia già in rallentamento”. Tra le cause strutturali cita i dazi elevati, la riduzione dell’immigrazione e il ritorno dei pagamenti sui debiti studenteschi. “È sconcertante – ha aggiunto – constatare quanto dolore pubblico i due partiti siano disposti a infliggere per un vantaggio politico”.
Perché valutare l’impatto complessivo dello shutdown è difficile?
Valutare l’impatto complessivo dello shutdown è reso più difficile dall’assenza di informazioni ufficiali. “Stiamo volando alla cieca”, ha commentato Kelly. L’unico dato pubblicato finora è l’indice dei prezzi al consumo di settembre, necessario per aggiornare gli assegni della Social Security. Tutte le altre statistiche – dal rapporto mensile sull’occupazione all’indicatore d’inflazione di riferimento della Federal Reserve – sono rimaste ferme.
A differenza del 2019, quando il Bureau of Labor Statistics (BLS) disponeva ancora di fondi per continuare la raccolta dei dati, questa volta l’agenzia ha sospeso ogni attività. Ciò ha costretto la Federal Reserve a prendere decisioni sui tassi d’interesse senza la consueta base informativa. “Quando si guida nella nebbia, bisogna rallentare”, ha detto il presidente della Fed Jerome Powell, lasciando intendere che l’incertezza potrebbe indurla a non tagliare i tassi nella riunione di dicembre.
Anche dopo la riapertura del governo, la qualità dei dati statistici potrebbe risultare compromessa dall’impossibilità di condurre indagini e sondaggi durante la chiusura. Inoltre, la disoccupazione apparirà probabilmente più alta per ottobre, poiché i lavoratori temporaneamente sospesi vengono conteggiati come disoccupati se non trovano impieghi alternativi.
Prospettive di ripresa nel 2026
Gli analisti prevedono tuttavia che la maggior parte dei danni economici sarà riassorbita rapidamente una volta terminato lo shutdown. Goldman Sachs ipotizza un rimbalzo del PIL del +1,3% nel primo trimestre, favorito dal ritorno dei dipendenti pubblici e dal recupero della spesa federale sospesa. Ciò potrebbe riportare la crescita al 3,1%.
La CBO, tuttavia, stima che una parte della produzione persa resterà tale, con un costo potenziale fino a 14 miliardi di dollari per un blocco di otto settimane. La prospettiva di un pieno recupero dipende anche da un fattore cruciale: il pagamento retroattivo dei salari ai dipendenti pubblici.
Nonostante la legge approvata nel suo primo mandato garantisca formalmente il rimborso, il presidente Donald Trump ha recentemente rimesso in discussione la misura. La Casa Bianca ha evitato di impegnarsi ufficialmente al versamento degli arretrati, alimentando il timore che una parte delle perdite economiche possa trasformarsi in un danno permanente.
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