Continuano le violenze nel sud della Siria, dove alcuni feroci scontri hanno portato alla morte, al momento, di 89 persone
Sale a 89 il bilancio delle vittime degli scontri che da giorni infuriano nel sud-ovest della Siria, tra le forze di sicurezza schierate a fianco dei beduini e le milizie druse rivali. La situazione, già di per sé grave, vede un numero di feriti superiore al centinaio, con diversi casi classificati come gravi, secondo quanto riferito dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria.
Il bilancio delle vittime e le comunità coinvolte negli scontri in Siria
Tra le 89 persone uccise, si contano 46 miliziani drusi, due donne e due minori appartenenti alla comunità drusa siriana, 18 beduini, 14 membri delle forze governative e 7 persone ancora non identificate. I drusi, una minoranza religiosa presente da secoli in Siria, sono coinvolti in un conflitto che ha radici profonde nelle tensioni tribali e politiche della regione. I beduini, popolo nomade dedito tradizionalmente all’allevamento transumante e organizzato in tribù, sono anch’essi protagonisti di questo scontro che si inserisce in un contesto di instabilità più ampio.
Contesto e caratteristiche delle comunità beduina e drusa
I beduini siriani sono noti per il loro stile di vita nomade, basato su un’organizzazione tribale e su un’economia di allevamento e pastorizia, con una cultura che valorizza l’ospitalità e valori tradizionali profondi. La loro presenza nel deserto siriano li rende spesso protagonisti di dispute territoriali, amplificate in questo caso dal sostegno delle forze di sicurezza governative, che agiscono a tutela di alcune tribù beduine. Dall’altra parte, le milizie druse rappresentano una comunità storicamente radicata nella regione, con una struttura sociale e religiosa molto coesa.
Gli scontri in corso nel sud-ovest della Siria rappresentano un ulteriore capitolo della complessa situazione siriana, caratterizzata da conflitti settari, tribali e politici che perdurano anche a seguito della fine della guerra civile iniziata nel 2011. Le tensioni fra le diverse comunità, aggravate da interessi locali e nazionali, continuano a provocare gravi conseguenze umanitarie, come confermato dall’alto numero di vittime e feriti nelle ultime settimane.






