Prosegue l’escalation di violenza al confine tra Thailandia e Cambogia, dove nelle ultime ore sono stati registrati nuovi scontri armati tra le forze militari dei due Paesi. Il bilancio aggiornato parla di almeno sei civili cambogiani uccisi e di tre soldati thailandesi morti, mentre la tensione resta altissima e le popolazioni locali sono costrette a lasciare le proprie abitazioni in massa.
Nuovi scontri e vittime al confine tra Thailandia e Cambogia
L’esercito thailandese ha confermato la morte di altri due soldati negli scontri scoppiati al confine, portando a tre il totale delle vittime militari da domenica, quando i combattimenti sono ripresi dopo un periodo di relativa tregua. I militari thailandesi hanno risposto agli attacchi cambogiani con raid aerei su obiettivi militari nella provincia di Banteay Meanchey. Nel frattempo, il ministero della Difesa cambogiano ha denunciato l’apertura del fuoco da parte thailandese che ha causato la morte di almeno sei civili, due dei quali durante bombardamenti notturni sulla strada nazionale 56. Le autorità di Phnom Penh hanno inoltre accusato Bangkok di aver violato la sovranità territoriale cambogiana, mentre Bangkok sostiene che l’esercito cambogiano ha iniziato gli spari nei pressi del tempio di Prasat Ta Muen Thom, utilizzando anche un drone.
Evacuazioni e chiusura del confine
Di fronte all’aggravarsi della situazione, la Thailandia ha deciso di chiudere completamente il confine con la Cambogia, intimando a tutti i cittadini di lasciare le aree di confine. Decine di migliaia di persone, tra cui molte famiglie, sono state evacuate a causa dei combattimenti e degli attacchi con artiglieria e lanciarazzi. Le immagini diffuse dai media mostrano lunghe colonne di civili in fuga con ogni tipo di mezzo. Anche il governo thailandese ha disposto la chiusura temporanea di 582 scuole nelle province di Surin, Sisaket e Buriram per motivi di sicurezza, utilizzando alcune di queste strutture come rifugi temporanei.
Nel frattempo, l’ex leader cambogiano Hun Sen ha dichiarato sui social media che Phnom Penh ha reagito agli attacchi thailandesi dopo aver lasciato un tempo di evacuazione di oltre 24 ore, sottolineando la necessità di difendere il territorio cambogiano da ogni incursione. La comunità internazionale, tra cui l’ONU e l’Unione Europea, ha lanciato appelli urgenti alla de-escalation e al ritorno agli accordi firmati il 26 ottobre scorso, con il sostegno dell’allora presidente statunitense Donald Trump, che prevedevano una soluzione pacifica della disputa territoriale.
Le tensioni al confine tra i due Paesi, già teatro in passato di numerosi conflitti per il controllo delle aree di confine, rischiano ora di degenerare ulteriormente, con gravi conseguenze per la popolazione civile e la stabilità regionale.






