Tallinn, 20 settembre 2025 – L’ultima incursione di aerei militari russi nello spazio aereo baltico, precisamente in Estonia, ha rilanciato la tensione tra Mosca e l’Unione Europea, segnando un nuovo capitolo nelle delicate relazioni tra Russia e Paesi baltici. Proprio ieri, tre caccia Mig-31 russi hanno sconfinato nello spazio aereo estone senza autorizzazione, rimanendo per circa 12 minuti prima di essere intercettati da due caccia F-35 italiani, schierati nella base di Amari nell’ambito delle attività di sorveglianza della NATO nel Baltico.
Sorveglianza NATO e risposta europea dopo i Mig-31 nei cieli dell’Estonia
L’intervento degli F-35 italiani in Estonia, prontamente decollati in modalità Quick Reaction Alert (QRA), ha imposto il ritiro dei velivoli russi, dimostrando la prontezza delle forze NATO a difesa dello spazio aereo europeo. A Tallinn, capitale dell’Estonia, la situazione è stata definita “allarmante”, tanto che il governo ha invocato l’articolo 4 del Trattato NATO, che prevede la consultazione immediata tra gli Stati membri in caso di minaccia all’integrità territoriale o alla sicurezza di uno di essi.
Parallelamente, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha ribadito la fermezza dell’Unione nel rispondere a ogni provocazione con ulteriori misure restrittive, sottolineando l’importanza di rafforzare il fianco orientale europeo. Al vertice UE previsto a Copenaghen il 1° ottobre, la risposta collettiva alle azioni aggressive russe sarà un tema centrale per i leader europei.
Nuove sanzioni e riduzione della dipendenza energetica
Fra le misure annunciate, spicca un ulteriore inasprimento delle sanzioni economiche contro Mosca. Il 19° pacchetto include il divieto totale di transazioni con le società energetiche Rosneft e Gazpromneft, e mira a colpire anche 118 navi della cosiddetta “flotta fantasma” russa. Inoltre, è prevista la sanzione di raffinerie di Paesi terzi, inclusa la Cina, con l’obiettivo di limitare ulteriormente le risorse finanziarie di Mosca.
Importante anche la decisione di anticipare al 2027 lo stop all’acquisto di gas russo da parte dell’Unione, compreso il gas naturale liquefatto (GNL). Attualmente otto Paesi europei, tra cui Belgio, Paesi Bassi, Francia e Spagna, importano ancora gas russo, mentre Grecia, Slovacchia e Ungheria lo ricevono tramite il gasdotto TurkStream. Von der Leyen ha dichiarato con decisione: “È ora di chiudere il rubinetto del gas russo“, sottolineando la necessità di accelerare la transizione energetica per aumentare la sicurezza e l’indipendenza strategica europea.
Il ruolo della Banca centrale europea e il dibattito sul sostegno finanziario a Kiev
Nel contesto delle tensioni, la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ha preso parte ai recenti incontri a Copenaghen, dove si è discusso anche di un possibile “prestito di riparazione” per l’Ucraina, finanziato con i saldi di cassa derivanti dagli asset russi congelati. Tale proposta, sebbene considerata una risposta innovativa, ha incontrato riserve da parte di diversi Stati membri, Italia inclusa, e della stessa BCE, per le implicazioni finanziarie e legali di una simile operazione.
Questi sviluppi riflettono la complessità di una crisi geopolitica che coinvolge sicurezza militare, politica economica e strategia energetica, con Tallinn al centro dell’attenzione internazionale come simbolo della resistenza europea contro le pressioni russe nel Baltico.






