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Francia, Sarkozy in carcere: “Non arrestano un ex presidente, ma un innocente”. L’avvocato chiede subito rimessa in libertà

L’ex capo di Stato francese entra nella prigione della Santé. Tra lacrime, fedelissimi e un post polemico su X: “La Francia è umiliata, ma la verità trionferà”

by Vittorio De Bellaro
21 Ottobre 2025
Nicolas Sarkozy e Carla Bruni

Nicolas Sarkozy e Carla Bruni | EPA/TERESA SUAREZ

Parigi, 21 ottobre 2025 – È una scena destinata a restare nella storia della Repubblica. Nicolas Sarkozy, ex presidente francese, è entrato nel carcere parigino della Santé per iniziare a scontare la condanna a cinque anni (di cui tre effettivi) legata al caso dei finanziamenti libici della campagna presidenziale del 2007.

L’arrivo è avvenuto poco dopo le 9 del mattino, a bordo di un’auto scura, accompagnato dal suo avvocato Christophe Ingrain e scortato da un ingente dispositivo di polizia. Dietro le transenne, un centinaio di sostenitori, amici e militanti, riuniti su iniziativa del figlio Louis, hanno intonato “La Marsigliese” tra applausi, lacrime e slogan di solidarietà. Accanto all’ex presidente, Carla Bruni, la moglie, visibilmente provata ma determinata a restargli accanto.

Sarkozy: “Un innocente in carcere”, il post che scuote la Francia

Poco prima di varcare i cancelli del penitenziario, Sarkozy ha scelto di affidare i suoi pensieri a X (ex Twitter), scrivendo un messaggio che ha immediatamente acceso il dibattito politico e mediatico.

“Questa mattina non mettono in carcere un ex presidente della Repubblica, ma un innocente”, ha scritto.
“Da oltre dieci anni subisco un calvario giudiziario. Provo un dolore profondo per la Francia, umiliata dall’espressione di una vendetta che ha portato l’odio a un livello senza precedenti. Non ho dubbi: la verità trionferà, ma il prezzo da pagare sarà enorme”.

Un messaggio dai toni durissimi, che non lascia spazio alla rassegnazione. Sarkozy rivendica ancora una volta la sua innocenza e denuncia quello che definisce “uno scandalo giudiziario” costruito ad arte.

Il post ha raccolto in poche ore migliaia di condivisioni e reazioni, tra chi lo definisce “un simbolo di ingiustizia” e chi, invece, lo accusa di voler trasformare la condanna in un atto politico.

Il caso dei fondi libici e la condanna

La vicenda giudiziaria che ha portato l’ex presidente dietro le sbarre è legata alle accuse di finanziamento illecito della sua campagna elettorale del 2007 da parte del regime di Muammar Gheddafi.
Secondo la sentenza, confermata in via definitiva, parte dei fondi utilizzati per la corsa all’Eliseo provenivano da canali libici non dichiarati, un flusso di denaro illecito che avrebbe contribuito al successo elettorale del futuro presidente.

Sarkozy si è sempre dichiarato estraneo ai fatti, sostenendo che si tratta di “una costruzione politica e mediatica”, mentre i giudici hanno parlato di “prove schiaccianti e di un sistema di corruzione strutturato”.

A 70 anni, Sarkozy diventa così il primo ex presidente di un Paese dell’Unione Europea a entrare fisicamente in prigione. Un colpo durissimo per la Francia e per la sua eredità politica, che resta ancora oggi divisiva: tra chi lo considera un perseguitato giudiziario e chi vede nella sua condanna un segnale di forza dello Stato di diritto.

La folla e la Marsigliese per Sarkozy in carcere

Fuori dal carcere, la scena ha avuto il sapore della tragedia pubblica.
Un gruppo di sostenitori ha sventolato bandiere francesi cantando l’inno nazionale, altri hanno gridato “Nicolas, on t’aime!”.
L’ex presidente ha salutato brevemente dalla vettura, accanto a Carla Bruni, prima di scomparire dietro le mura grigie della Santé.

Poco dopo, il suo avvocato Christophe Ingrain, lasciando il penitenziario, ha dichiarato ai giornalisti:

“Sarkozy è sereno, determinato e pronto a dimostrare ancora una volta la sua innocenza. Non è un uomo sconfitto, ma un uomo che resiste”.

Nel frattempo, la Francia si interroga. I talk show aprono con titoli drammatici, i social esplodono tra indignazione e sarcasmo. Il simbolo di una stagione politica che ha diviso il Paese entra in cella, ma non smette di parlare.

Una ferita aperta nella politica francese

Il caso Sarkozy non è solo un fatto giudiziario: è uno specchio del rapporto sempre più fragile tra potere, giustizia e opinione pubblica in Francia.
Per i suoi fedelissimi, è la prova che “la magistratura è politicizzata”. Per altri, invece, è la conferma che “davanti alla legge non esistono intoccabili”.

Il dibattito, oggi più che mai, va oltre la figura di un uomo: tocca il cuore stesso della Repubblica francese.

Detenzione in regime di isolamento e richiesta di libertà

L’ex capo dello Stato, condannato per la prima volta a scontare una pena detentiva in carcere per un reato legato al suo mandato presidenziale, sarà sottoposto a un regime carcerario conforme a quello dell’isolamento. La sua cella misura circa 9 metri quadrati e avrà diritto a un’ora di passeggiata quotidiana, ma separata dagli altri detenuti per motivi di sicurezza. L’avvocato Ingrain ha precisato che Sarkozy potrà disporre di una radio e di tutto il necessario per scrivere, poiché intende documentare la sua esperienza e denunciare quella che definisce un’ingiustizia.

Il legale ha inoltre reso noto che la misura dell’isolamento è stata disposta in seguito a minacce ricevute nei confronti dell’ex presidente, precisando di avere fiducia nell’amministrazione penitenziaria nonostante le preoccupazioni personali.

Nel frattempo, gli avvocati di Sarkozy, Jean-Michel Darrois e Christophe Ingrain, hanno presentato una richiesta di rimessa in libertà, già depositata presso la Corte d’appello, che ha due mesi di tempo per pronunciarsi. I legali hanno motivato la richiesta sottolineando l’assenza di rischi legati alla reiterazione dei fatti, alla distruzione di prove o alla pressione sui testimoni, dal momento che non esistono prove materiali a sostegno delle accuse. In media, a Parigi, le decisioni sulle richieste di libertà vengono adottate entro un mese.

Tags: Nicolas Sarkozyprima pagina

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