La guerra in Ucraina si avvia verso una nuova fase di estrema tensione dopo le dichiarazioni di Vladimir Putin, che ha definito l’arrivo dei missili Tomahawk a Kiev come un’escalation qualitativamente nuova del conflitto, coinvolgendo direttamente anche le relazioni con gli Stati Uniti. Nel frattempo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ribadisce la necessità di mantenere saldo il fronte contro l’aggressione russa, denunciando la partecipazione attiva della NATO e degli Stati Uniti nel conflitto.
Putin: “La NATO è in guerra con la Russia”
Durante una riunione del Club Valdai, Putin ha affermato che tutti i paesi della NATO sono in guerra con la Russia, senza alcuna intenzione di nascondere il fatto. Il presidente russo ha sottolineato che gli istruttori dell’Alleanza non si limitano ad addestrare le forze ucraine, ma partecipano attivamente alle decisioni militari. Putin ha avvertito che la militarizzazione dell’Europa sarà contrastata con risposte “convincenti”, ribadendo che “non ci può essere sicurezza per nessuno se viene raggiunta a spese di altri paesi”. Ha inoltre ammonito che l’uso dei Tomahawk, missili a lungo raggio di fabbricazione statunitense, rappresenterebbe un salto di qualità nell’escalation, segnando un coinvolgimento diretto degli Usa nel conflitto.
Zelensky: “Dobbiamo essere forti sul campo di battaglia”
Il presidente ucraino Zelensky ha replicato sottolineando che la Russia ha diffuso false narrazioni sulle capacità e intenzioni ucraine, in particolare durante i negoziati e i colloqui diplomatici. Ha ricordato il ruolo controverso dell’ex presidente americano Donald Trump nella mediazione tra Mosca e Kiev, affermando che “con Trump abbiamo discusso di armi a lungo raggio, ma ora tutto dipende dalle sue decisioni”. Zelensky ha ribadito l’importanza di resistere e rafforzare le forze armate ucraine sul terreno, respingendo ogni ricatto e sottolineando la necessità di un supporto internazionale concreto.
Situazione sul campo e tensioni diplomatiche
Nelle ultime ore, la Russia ha annunciato di aver neutralizzato una ventina di droni ucraini in diverse regioni russe, incluso il Mar Nero e Crimea. Intanto, Kiev denuncia massicci attacchi russi contro infrastrutture energetiche, con danni significativi e abitazioni colpite, fortunatamente senza vittime. Sul fronte culturale, l’Ucraina conta oltre 1500 siti del patrimonio culturale distrutti o danneggiati dal conflitto, con gravi perdite nelle regioni di Kharkiv, Kherson e Donetsk.
La tensione si riflette anche nelle capitali europee, dove il Consiglio europeo e la Comunità politica europea discutono sulla strategia da adottare, pur mostrando divisioni su iniziative come la costruzione di barriere anti-droni. La Danimarca denuncia una “guerra ibrida” da parte russa, mirata a dimostrare potenza militare senza scatenare un conflitto aperto.
Il sequestro e il successivo rilascio della petroliera russa Boracay da parte delle autorità francesi segnala ulteriori complicazioni nel contesto delle sanzioni internazionali. Nel frattempo, la diplomazia internazionale resta in fermento, con la prospettiva di nuove sanzioni e la continua ricerca di una soluzione negoziata, che appare ancora lontana.






