Mosca, 18 dicembre 2025 – La Banca centrale russa ha formalizzato l’apertura di una nuova fase legale e diplomatica nella sua controversia con le istituzioni finanziarie occidentali, annunciando una serie di azioni legali contro banche europee per il blocco e l’uso illegittimo degli asset russi congelati. L’iniziativa segue la recente causa già avviata contro il fondo belga Euroclear, da cui la Banca centrale russa reclama un risarcimento di 200 miliardi di euro.
Azioni legali contro le istituzioni finanziarie occidentali
L’istituto di Mosca ha comunicato che intende replicare la strategia legale intrapresa con Euroclear anche nei confronti di altre banche europee, senza però specificare quali saranno i destinatari di queste nuove cause. L’obiettivo dichiarato è quello di recuperare, attraverso vie legali, i quasi 300 miliardi di euro di asset congelati presso istituti finanziari occidentali a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022.

Secondo stime ufficiali, circa 210 miliardi di euro di questi fondi sono detenuti nell’Unione europea, di cui 185 miliardi sono depositati proprio presso Euroclear. La Banca centrale russa denuncia inoltre “continui tentativi delle autorità dell’Ue di prelevare o utilizzare illegalmente” questi asset, e ha annunciato l’intenzione di estendere le cause a tutte le Corti nazionali e internazionali disponibili.
Rischi di rappresaglie e impatto sugli asset italiani
Il contesto di tensione finanziaria si inserisce in un quadro di possibili contromosse “asimmetriche” da parte di Mosca in risposta all’impiego dei capitali congelati da parte dell’Occidente a sostegno dell’Ucraina. Fonti imprenditoriali a Mosca stimano che gli asset italiani vulnerabili a possibili azioni di ritorsione ammontino a una cifra compresa tra 15 e 19 miliardi di euro.
In particolare, verrebbero presi di mira circa 8 miliardi di euro di asset di natura bancaria e industriale riconducibili a istituti come Unicredit (3,5 miliardi) e Banca Intesa (2 miliardi), oltre a beni posseduti da settanta imprese italiane con stabilimenti produttivi in Russia, tra cui nomi noti come Ferrero, Marcegaglia, Barilla, Calzedonia e Cremonini.
Le possibili rappresaglie non dovrebbero però colpire direttamente beni statali italiani, come gli immobili diplomatici a Mosca o San Pietroburgo, ma potrebbero coinvolgere, sulla base di un disegno di legge attualmente inattivo nel Parlamento russo, anche i conti correnti privati di cittadini italiani e di altri Paesi considerati “non amici”.
La situazione si inserisce in un contesto geopolitico segnato dall’inasprimento delle tensioni tra Russia e Occidente, con l’Ucraina al centro del conflitto e la comunità internazionale impegnata a sostenere Kiev sia sul piano militare che economico.
La Banca centrale russa, istituzione responsabile della gestione della politica monetaria del Paese, agisce quindi non solo come ente regolatore ma anche come attore principale nelle dispute economico-finanziarie internazionali conseguenti alle sanzioni imposte dopo l’invasione ucraina. La strategia annunciata testimonia la volontà di Mosca di difendere i propri interessi economici e di rispondere con misure legali e potenzialmente finanziarie alle restrizioni occidentali.
Le cifre in gioco sono di grande rilevanza: gli asset congelati nell’Unione europea e nei Paesi del G7, insieme ad Australia, Norvegia e Svizzera, sono stimati complessivamente in oltre 285 miliardi di dollari. Questi dati evidenziano la portata delle contese economiche nell’ambito di un conflitto che ha superato ormai da tempo la dimensione militare, coinvolgendo in profondità i sistemi finanziari internazionali.
Il caso italiano, con le sue imprese e istituti coinvolti, rappresenta un importante tassello nella complessa rete di relazioni economiche tra Occidente e Russia, e la situazione rimane estremamente fluida, in attesa degli sviluppi delle azioni legali e delle eventuali contromisure che Mosca potrà mettere in atto nei prossimi mesi.





