In una mossa che segna un ulteriore allontanamento della Russia dalle istituzioni europee, il presidente Vladimir Putin ha promulgato la legge che porta alla denuncia ufficiale della Convenzione europea anti-tortura. La decisione, annunciata oggi, arriva dopo che il Parlamento russo ha espresso il proprio dissenso per il mancato riconoscimento del nuovo rappresentante russo nel Comitato europeo preposto all’applicazione della Convenzione.
La denuncia della Russia alla Convenzione europea anti-tortura: motivazioni e contesto
Secondo quanto riferito dalla Duma, la denuncia è una risposta diretta al blocco da parte del Consiglio d’Europa dell’elezione del nuovo membro della Russia nel Comitato europeo per l’applicazione della convenzione. Nel comunicato parlamentare si sottolinea che “queste circostanze discriminatorie non solo violano i diritti rappresentativi della Russia nel Comitato europeo, ma minano anche il meccanismo di monitoraggio reciproco stabilito dalla Convenzione europea per il rispetto degli obblighi internazionali in materia di protezione contro la tortura e altri trattamenti inumani o degradanti“.
Il presidente della commissione del Senato russo per la legislazione costituzionale, Andrei Klishas, ha dichiarato: “Non abbiamo più rappresentanti lì. Non possiamo praticamente interagire pienamente con queste istituzioni. Per questo motivo mettiamo all’ordine del giorno la denuncia di questa convenzione, ma rimaniamo partecipanti a tutte le altre convenzioni internazionali che, in particolare, mirano a prevenire l’uso della tortura, i trattamenti inumani e degradanti”.
La Convenzione, adottata dal Consiglio d’Europa nel 1987 e ratificata dalla Russia nel 1996, ha previsto l’operato di un Comitato per la prevenzione della tortura che svolgeva ispezioni senza preavviso nelle carceri e nei centri di detenzione degli Stati membri. L’ultimo rapporto pubblicato nel novembre 2024 denunciava varie violazioni in Russia, inclusa la morte nella colonia penale dell’oppositore Alexei Navalny. Il governo russo ha sempre respinto tali accuse definendo i rapporti politicizzati e ambigui.
Implicazioni del ritiro e reazioni internazionali
Il ritiro dalla Convenzione europea anti-tortura si inserisce nel più ampio contesto del lento ma costante ritiro della Russia dalle organizzazioni internazionali europee iniziato nel 2022, dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina. Mosca si è infatti già allontanata dal Consiglio d’Europa, ha cessato di essere parte della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e ha rifiutato di attuare le decisioni della Corte europea dei diritti dell’uomo.
Secondo alcune ONG, come Crew Against Torture, questa scelta rappresenta lo smantellamento definitivo del sistema europeo di monitoraggio sui diritti fondamentali e lascia i detenuti russi privi di qualsiasi tutela internazionale. Le autorità ucraine hanno definito la mossa di Mosca “un’ammissione implicita di colpa” per abusi sistematici, inclusi casi di tortura documentati da esperti Onu, sostenendo che il ritiro sia un tentativo di sottrarsi alle responsabilità internazionali.
Questa decisione segna un ulteriore punto di rottura tra la Russia e gli organismi internazionali, rafforzando la tendenza di Mosca a chiudersi rispetto al quadro europeo dei diritti umani e a limitare la supervisione esterna sulle condizioni carcerarie interne.






