Il futuro del trattato New START, ultimo accordo rimasto in vigore per la limitazione degli arsenali nucleari tra Russia e Stati Uniti, è al centro di un nuovo scontro diplomatico che rischia di incrementare la minaccia nucleare globale. Il vice ministro degli Esteri russo, Sergey Ryabkov, ha espresso preoccupazione per il possibile vuoto totale nei limiti del potenziale nucleare che si verrebbe a creare con la scadenza del trattato, prevista per febbraio 2026.
La posizione della Russia sul New START
Ryabkov ha sottolineato che un eventuale aumento della tensione e un maggior rischio nucleare rappresenterebbero un’alternativa indesiderabile rispetto alla proposta russa di prorogare il rispetto delle restrizioni del New START per un ulteriore anno dopo la scadenza. Tuttavia, ha avvertito che la Russia è pronta a far fronte anche a questo scenario, assicurando che la sua sicurezza rimarrà comunque garantita.
Il funzionario ha poi ribadito che la fattibilità della proroga dipende dalla reciprocità degli Stati Uniti, che devono astenersi da azioni che compromettano l’equilibrio nella deterrenza nucleare. Ryabkov ha inoltre evidenziato l’assenza, al momento, di opportunità concrete per un dialogo costruttivo su non proliferazione e controllo degli armamenti, dato che l’agenda è fortemente influenzata dalle dinamiche legate al conflitto in Ucraina.
Contesto internazionale e timori crescenti
Il New START, firmato a Praga nel 2010 da Barack Obama e Dmitrij Medvedev, limita a 1.550 il numero di testate nucleari strategiche e a 700 i vettori operativi (missili balistici intercontinentali, sottomarini e bombardieri). La Russia ha già sospeso la sua partecipazione al trattato nel febbraio 2023, pur senza ritirarsi formalmente, mentre gli Stati Uniti hanno recentemente segnalato la possibilità di dover aumentare il numero di testate nucleari in risposta all’espansione degli arsenali di Russia, Cina e Corea del Nord.
Questo scenario è accompagnato da un allarme crescente della comunità internazionale: l’Orologio dell’Apocalisse nel 2025 segna una delle massime vicinanze alla mezzanotte, simbolo della catastrofe, con soli 89 secondi rimasti prima del “fine del mondo” in senso metaforico. La tensione nucleare, unita a minacce come i cambiamenti climatici e le crisi geopolitiche, rende la situazione globale particolarmente fragile e incerta.






