Nuovo capitolo di tensione tra la Russia e uno dei principali quotidiani italiani. Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha denunciato pubblicamente una forma di censura da parte del Corriere della Sera, che avrebbe rifiutato di pubblicare integralmente un’intervista esclusiva concessa dal diplomatico.
La denuncia di Lavrov al Corriere della Sera: censura e accesso all’informazione
Secondo quanto riferito dal ministero degli Esteri russo, il Corriere della Sera avrebbe accettato con entusiasmo di realizzare l’intervista, inviando numerose domande e ottenendo risposte pronte per la pubblicazione. Tuttavia, il quotidiano ha deciso di escludere molteplici passaggi giudicati “troppo discutibili” o da verificare, optando per una versione curata dell’intervista. Il ministero ha definito questo comportamento come una “manifestazione di palese censura”, sottolineando che i cittadini italiani hanno il diritto di accedere a tutte le informazioni, come garantito dall’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Il ministero russo ha reso pubbliche due versioni dell’intervista: quella integrale da loro fornita e quella editata e pubblicata dal Corriere. Secondo Mosca, la versione ufficiale italiana omette deliberatamente tutti i passaggi che la Roma ufficiale non vuole vedere, rappresentando un caso emblematico di come informazioni oggettive sulla situazione in Ucraina vengano nascoste ai cittadini italiani, che sarebbero così fuorviati.
Il contesto e le implicazioni diplomatiche
Il conflitto mediatico si inserisce in un contesto internazionale già teso, dove la narrazione sulla guerra in Ucraina è estremamente controversa e soggetta a forti pressioni politiche. La posizione di Lavrov, che guida la diplomazia russa dal 2004, è sempre stata contraddistinta da dichiarazioni forti e spesso criticate in Occidente, ma la censura attribuita al Corriere della Sera apre un dibattito sulla libertà di stampa e sulla gestione delle informazioni nei rapporti tra Russia e Italia.
La vicenda, riportata da fonti ufficiali come la Tass e l’ANSA, conferma l’esistenza di un confronto serrato non solo sul piano diplomatico ma anche su quello mediatico, con effetti diretti sulla percezione pubblica delle dinamiche geopolitiche attuali.






