Roma, 7 ottobre 2025 – Sono atterrati all’aeroporto internazionale Leonardo Da Vinci di Fiumicino gli ultimi quindici attivisti italiani della Global Sumud Flotilla, accolti da un gruppo di circa cento familiari e sostenitori con bandiere palestinesi e cori di benvenuto. Dopo due settimane di navigazione e alcuni giorni di detenzione in Israele, hanno potuto riabbracciare i propri cari all’uscita del Terminal 1, compiendo il ritorno in Italia attraverso tre voli che hanno fatto scalo anche a Milano Malpensa e Bologna.
Il viaggio e il fermo in Israele

La Global Sumud Flotilla, coalizione internazionale nata nell’agosto 2025, ha l’obiettivo di rompere il blocco israeliano della Striscia di Gaza, portando aiuti umanitari alla popolazione palestinese. La missione, partita alla fine di agosto da diversi porti del Mediterraneo con più di 50 imbarcazioni e attivisti provenienti da 44 paesi, è stata intercettata dalle forze armate israeliane il primo ottobre in acque internazionali.
Gli attivisti italiani a bordo, fermati dalle autorità israeliane nelle acque internazionali a largo di Gaza, sono stati arrestati e portati in un centro di detenzione ad Ashdod, dove hanno trascorso giorni difficili. I quindici italiani rientrati oggi hanno rifiutato di firmare il foglio di via imposto da Israele, scelta che ha comportato il loro prolungato fermo prima dell’espulsione.
Il ministro degli Affari Esteri italiano, Antonio Tajani, aveva assicurato il rimpatrio entro martedì e ha confermato ieri sera, tramite un post sul social network X, la partenza degli ultimi attivisti da Israele.
Le testimonianze degli attivisti
Tra gli italiani tornati a casa c’è anche Tony La Piccirella, giovane pugliese che ha definito questa esperienza “solo l’inizio” della lotta per la Palestina. “Non è finito nulla perché in Palestina continuano le violenze”, ha affermato, sottolineando come la missione fosse un atto di solidarietà internazionale. La Piccirella ha descritto le condizioni di detenzione come un “piccolo assaggio di quello che subiscono i palestinesi ogni giorno”.
Anche Federica Frascà ha raccontato la durezza del fermo, denunciando “violenza gratuita” da parte dei soldati israeliani, con attacchi da droni, uso di idranti durante l’abbordaggio e condizioni di prigionia estreme: “Oltre 48 ore senza acqua e 36 ore senza cibo, una vera tortura”.
Un altro attivista, Adriano Veneziani, ha espresso preoccupazione per gli altri membri della flottiglia ancora detenuti ad Ashdod, sottolineando che “non saremo tranquilli finché non tornano”.
La Global Sumud Flotilla, nata per fornire aiuti a Gaza e denunciare il blocco israeliano, ha visto la partecipazione di migliaia di attivisti da 67 paesi, e si configura come il più grande convoglio marittimo civile della storia con lo scopo di stabilire un corridoio umanitario verso la Striscia.
Fonte: Davide Di Carlo - Flotilla, bandiere e cori per gli ultimi attivisti a Fiumicino: "Noi torturati, 36 ore senza cibo"






