Tel Aviv, 8 novembre 2025 – Le Forze di Difesa israeliane (IDF) hanno confermato che il corpo ritrovato a Rafah, nella Striscia di Gaza, è quello del tenente Hadar Goldin, soldato ucciso nel 2014 durante l’operazione Margine Protettivo. La notizia, anticipata dall’emittente al Jazeera e riportata da Haaretz, è stata ufficialmente presa in considerazione dal capo di stato maggiore dell’IDF, Eyal Zamir, che si è recato personalmente presso l’abitazione della famiglia Goldin. Tuttavia, la conferma definitiva dell’identità del corpo arriverà solo dopo il trasferimento della salma in Israele e l’espletamento delle procedure di identificazione forense.
Il ritrovamento del corpo di Hadar Goldin
Il tenente Hadar Goldin, appartenente alla brigata Givati, fu ucciso il 1° agosto 2014 da miliziani di Hamas a Rafah, nei pressi della linea di confine con l’Egitto, durante un’incursione israeliana. Il suo corpo fu allora sequestrato e nascosto nei tunnel sotterranei controllati da Hamas. La restituzione della salma è stata a lungo oggetto di trattative diplomatiche e militari, con Israele che ha utilizzato il corpo di Goldin come leva per ottenere il rilascio di prigionieri palestinesi e di combattenti di Hamas bloccati sotto la cosiddetta Linea Gialla.
Secondo fonti militari israeliane e media internazionali, nelle ultime settimane le autorità israeliane hanno posto come condizione imprescindibile la restituzione del corpo del tenente Goldin per garantire un passaggio sicuro a circa 200 miliziani di Hamas intrappolati nei tunnel di Rafah. Il capo di stato maggiore Zamir avrebbe dichiarato di essere disposto a consentire il rilascio di questi combattenti solo a fronte della riconsegna della salma, sottolineando che, senza questo accordo, nessun terrorista potrà uscire vivo dalla zona.
Implicazioni sulla sicurezza e il quadro internazionale
Il ritrovamento del corpo di Hadar Goldin si inserisce in un contesto di intensi sforzi diplomatici e militari nella regione. Israele sta lavorando per influenzare la formulazione di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che prevede la creazione di una forza internazionale a Gaza sotto un comando unificato, coinvolgendo Egitto, Autorità Nazionale Palestinese e Stati Uniti. L’obiettivo di questa forza è il mantenimento della sicurezza, il disarmo delle infrastrutture militari e la protezione dei civili e delle operazioni umanitarie.
Nel frattempo, le forze israeliane continuano le operazioni di bonifica e smantellamento dei tunnel di Hamas a Rafah, con un piano di bonifica prevista entro il prossimo mese. Le tensioni rimangono alte nella regione, con il governo israeliano che resta fermo nella sua linea di non accettare alcun passaggio sicuro per i miliziani di Hamas senza la restituzione del corpo del soldato ucciso.
Nessun accordo sul corpo di Hadar Goldin, afferma la sicurezza israeliana
Un alto esponente dei servizi di sicurezza di Israele ha dichiarato a Channel 12 che non esiste alcuna intesa per uno scambio relativo al corpo di Hadar Goldin, rinvenuto oggi a Rafah dopo oltre undici anni. La notizia, diffusa dall’emittente israeliana e ripresa dall’ANSA, smentisce ipotesi di negoziati con i miliziani di Hamas per ottenere il trasferimento della salma.
Il recupero a Rafah e il contesto
Secondo le informazioni perseguite dalle fonti locali, il ritrovamento del corpo è avvenuto nell’area di Rafah, teatro di intensi scontri e operazioni militari. Il caso di Goldin, soldato israeliano morto nel 2014 e la cui sorte è stata a lungo oggetto di ricerche e tensioni, torna al centro del confronto tra le parti proprio in un momento di forte escalation.
La linea della sicurezza: arrendersi o morire
La stessa fonte ha lanciato un chiaro avvertimento rivolto ai combattenti di Hamas rimasti intrappolati nei tunnel al confine: «I terroristi asserragliati nel tunnel di Rafah devono scegliere se arrendersi o morire». Le parole, riportate dall’emittente, evidenziano la determinazione delle autorità israeliane a non negoziare condizioni sul terreno con i miliziani presenti sul lato israeliano della cosiddetta Linea Gialla a Gaza.
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