Damasco, 20 dicembre 2025 – Nel contesto della persistente instabilità in Siria, le forze statunitensi hanno lanciato una nuova serie di raid aerei mirati contro lo Stato Islamico (ISIS), nel quadro dell’operazione denominata “Occhio di falco”. L’intervento ha colpito oltre 70 obiettivi strategici riconducibili al gruppo terroristico, con l’obiettivo di indebolirne la capacità operativa residua nel paese mediorientale.
L’operazione “Occhio di falco” contro l’Isis: dettagli e contesto
L’azione militare è stata annunciata dal presidente degli USA Donald Trump, attualmente in carica per il suo secondo mandato iniziato nel gennaio 2025. Nel suo discorso ufficiale, Trump ha lanciato un chiaro avvertimento alla rete terroristica: “Tutti i terroristi sono avvertiti: sarete attaccati più duramente di quanto sia mai accaduto prima se minaccerete gli Stati Uniti”. Questo intervento si inserisce in una strategia più ampia volta a contrastare la minaccia jihadista in Medio Oriente dopo che lo Stato Islamico ha perso gran parte del suo controllo territoriale, ma continua a rappresentare un pericolo attraverso cellule nascoste e attività clandestine.
L’ISIS, nato nel 2006 come evoluzione di al-Qaida in Iraq e poi espandutosi in Siria durante la guerra civile iniziata nel 2011, ha proclamato un califfato nel 2014 sotto la guida di Abu Bakr al-Baghdadi. Nonostante la perdita delle principali roccaforti come Mosul e Raqqa tra il 2017 e il 2019, l’organizzazione si è riorganizzata in una fase di resilienza, mantenendo presenze attive in Medio Oriente e in altre regioni del mondo.
Il ruolo degli USA e la politica di Trump in Medio Oriente
L’operazione “Occhio di falco” riflette il rinnovato impegno degli USA nella lotta al terrorismo internazionale sotto l’amministrazione Trump. Dopo un periodo di politiche estere caratterizzate da un approccio più isolazionista e protezionista, il presidente ha ribadito la necessità di una risposta decisa contro gruppi come l’ISIS. Nel suo discorso, Trump ha sottolineato come la difesa della sicurezza nazionale americana resti una priorità assoluta, accompagnando l’azione militare a un discorso più ampio sulla sicurezza e il controllo dell’immigrazione.
L’intervento aereo rappresenta inoltre una risposta diretta alle minacce crescenti di cellule jihadiste che operano in Siria e nelle aree limitrofe, dove la situazione politica rimane estremamente fluida. La Siria, ufficialmente Repubblica Araba di Siria con capitale Damasco, continua a essere teatro di conflitti e instabilità dopo oltre un decennio di guerra civile che ha coinvolto numerosi attori regionali e internazionali.
Lo Stato Islamico: evoluzione e minacce attuali
L’ISIS si è distinto per un’ideologia jihadista estremista, basata su un fondamentalismo salafita e una visione panislamista che ha portato alla proclamazione di un califfato auto-definito. Sebbene il gruppo abbia subito pesanti sconfitte territoriali, rimane attivo attraverso cellule dormienti e affiliate in diversi paesi, continuando a rappresentare una minaccia terroristica globale.
L’organizzazione è stata oggetto di condanna a livello internazionale, inclusa dall’ONU, che la definisce un’organizzazione terroristica. Le operazioni militari come quella appena avviata dagli USA mirano a impedire la rinascita di un potere territoriale e a limitare le capacità di reclutamento e propaganda del gruppo.
In Siria, dove la popolazione continua a soffrire le conseguenze di un conflitto che ha coinvolto potenze regionali e internazionali, la presenza residua dello Stato Islamico contribuisce a mantenere un clima di instabilità. L’azione degli USA si configura dunque come un tentativo di stabilizzare una regione cruciale per la sicurezza globale, in un momento in cui la leadership americana sottolinea la propria determinazione a combattere il terrorismo con misure incisive.






