Katmandu, 11 settembre 2025 – Da martedì 9 settembre, il Nepal si trova nel vortice di una grave crisi sociale e politica, con manifestazioni di portata storica che hanno scosso il Paese himalayano. Le proteste, iniziate come una mobilitazione contro il divieto imposto dal governo su alcune piattaforme di social media, si sono rapidamente trasformate in scontri violenti, alimentati da tensioni profonde legate a disoccupazione giovanile e richieste di riforme politiche.
Proteste e tensioni sociali in Nepal
Le manifestazioni sono scoppiate principalmente tra i giovani della cosiddetta Generazione Z, un gruppo demografico particolarmente sensibile all’uso delle tecnologie digitali e alle dinamiche sociali globali, che in Nepal si scontra con una realtà economica segnata da elevate percentuali di disoccupazione giovanile e una crescita economica rallentata. L’hashtag “Nepo Kids” è diventato virale sui social, simboleggiando il malcontento contro una classe politica percepita come corrotta e distante dalle esigenze della popolazione.
Gli scontri, iniziati con proteste pacifiche, hanno visto un’escalation violenta in seguito alla decisione delle forze di polizia di aprire il fuoco sui manifestanti. Secondo le ultime rilevazioni del ministero della Sanità pubblica, riportate da Khabarhub, i morti sono almeno 34, mentre numerosi sono i feriti e gli arresti. Katmandu, capitale del Nepal, è stata messa sotto coprifuoco dall’esercito nel tentativo di ristabilire l’ordine, ma la tensione resta altissima.
Crisi politica e intervento internazionale
Il governo nepalese è in piena crisi: le dimissioni del premier Khadga Prasad Sharma Oli e di diversi ministri hanno lasciato il Paese senza una guida stabile. Davanti agli incendi di edifici governativi e alle aggressioni ai leader politici, è intervenuto il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che ha fatto appello alla moderazione e al dialogo. Guterres, che guida l’ONU dal 2017 e ha già affrontato numerose crisi internazionali, ha sottolineato l’importanza di una soluzione pacifica per evitare ulteriori spargimenti di sangue.
La situazione in Nepal si inserisce in un contesto complesso, dove la transizione dalla monarchia alla repubblica federale, avvenuta nel 2008, è ancora fragile e il malcontento verso le istituzioni è alimentato da disparità economiche e sociali. La popolazione, di circa 30 milioni di abitanti, vive in gran parte in aree montuose e rurali, dove la disoccupazione e la povertà sono particolarmente acute.
Il ruolo della Generazione Z nelle proteste
La Generazione Z nepalese, nata tra la seconda metà degli anni Novanta e i primi anni Duemila, rappresenta una fetta significativa della popolazione che oggi scende in piazza. Cresciuti in un ambiente digitale e sempre connessi, questi giovani sono al tempo stesso consapevoli delle ingiustizie sociali e desiderosi di cambiamento. Il loro malessere si manifesta non solo nelle proteste, ma anche in una crescente domanda di trasparenza, opportunità lavorative e riforme democratiche.
Il fenomeno delle proteste in Nepal conferma come la Generazione Z, definita anche come i “nativi digitali”, stia assumendo un ruolo cruciale nel plasmare il futuro politico e sociale non solo nei Paesi occidentali, ma anche in realtà emergenti e in transizione come quella nepalese.




