Teheran, 31 dicembre 2025 – Proseguono senza sosta le manifestazioni di protesta in diverse città dell’Iran, con nuovi episodi di tensione e scontri che evidenziano il perdurare del malcontento sociale nel Paese.
Iran, nuove proteste a Isfahan e Kermanshah
Secondo quanto riferito da Iran International, media d’opposizione con sede a Londra, oggi gruppi di manifestanti si sono radunati nella storica piazza Naqsh-e Jahan a Isfahan, uno dei luoghi simbolo delle mobilitazioni nel Paese. Contestualmente, si segnalano presidi e cortei anche nella città di Kermanshah e in altre località iraniane. Le proteste, iniziate come reazione all’aggravarsi della crisi economica e delle condizioni di vita, continuano a estendersi in diverse aree del territorio nazionale.
Nel frattempo, l’Università di Teheran ha comunicato il rilascio di tutti gli studenti arrestati durante le manifestazioni nel campus del giorno precedente. Il vicepresidente esecutivo dell’ufficio del rettore, Mohammad-Reza Taghidokht, ha confermato all’agenzia studentesca Isna che i quattro studenti fermati sono stati liberati nella serata di ieri, a seguito di un intervento chiarificatore da parte del rettore.
Attacco all’ufficio del governatore di Fasa
Intanto, nel sud del Paese, precisamente nella città di Fasa, circa 780 chilometri a sud di Teheran, si è verificato un episodio di violenza con l’attacco all’ufficio del governatore provinciale. Secondo quanto riportato dall’agenzia Mizan, collegata al Ministero della Giustizia, un gruppo di persone ha danneggiato la porta e i vetri dell’edificio, in un contesto di tensioni alimentate dal malcontento diffuso per la difficile situazione economica. Hamed Ostovar, capo della magistratura locale, ha descritto l’evento senza fornire dettagli sull’identità degli autori o sulle modalità dell’assalto.
Le proteste di Fasa sono iniziate domenica scorsa con una manifestazione spontanea di negozianti contro il caro vita, rapidamente estesa a studenti universitari. La situazione resta tesa e monitorata dalle autorità, che temono un possibile ampliamento delle contestazioni.
In questo quadro di crescente instabilità, l’Iran – ufficialmente Repubblica Islamica dell’Iran con capitale Teheran – si trova a fronteggiare una crisi sociale alimentata da fattori economici e politici che si riflettono in un diffuso malcontento popolare e in un aumento delle mobilitazioni nelle principali città del Paese.
Quattro persone sono state arrestate a Fasa per l’attacco all’ufficio del governatore nella città della provincia di Fara, nel sud dell’Iran. Lo ha riferito il capo della magistratura provinciale, Hamed Ostvar, aggiungendo che gli assalitori hanno causato “lievi danni, tra cui la rottura di una porta e dei vetri delle finestre dell’edificio“. Tre poliziotti sono rimasti feriti, ha proseguito Ostvar.
Il grido delle strade iraniane
Le recenti proteste in Iran rappresentano una “rivolta” destinata a segnare un capitolo importante nella storia del Paese, secondo quanto ha affermato il noto regista iraniano Jafar Panahi. Attualmente nelle sale con il film “Un semplice incidente”, vincitore della Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, Panahi ha espresso il suo sostegno alle manifestazioni sociali che da giorni coinvolgono la capitale Teheran.
Attraverso un post pubblicato su Instagram, Panahi ha descritto la trasformazione del “dolore condiviso” in un vero e proprio “grido nelle strade”. Le proteste, iniziate come mobilitazione dei negozianti contro l’aumento vertiginoso del costo della vita, hanno visto l’adesione anche degli studenti, confermando la volontà diffusa di cambiamento. “Per quattro giorni, la gente si è alzata in piedi, non per lamentarsi, ma per chiedere un cambiamento”, ha scritto il regista. “Questa rivolta è una volontà che ha deciso di perseverare, di andare avanti e di far avanzare la storia”.
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Jafar Panahi: un simbolo di resistenza culturale
Nato a Mianeh nel 1960, Jafar Panahi è una delle figure più influenti del cinema iraniano post-rivoluzionario. Esponente di spicco della Nouvelle Vague iraniana, ha ottenuto riconoscimenti internazionali fin dal 1995, anno in cui il suo primo lungometraggio, “Il palloncino bianco”, vinse la Caméra d’Or a Cannes. Nonostante le ripetute censure e condanne da parte del regime iraniano, Panahi ha continuato a produrre opere che esplorano la condizione umana in Iran, concentrandosi spesso sui diritti delle donne, dei poveri e dei bambini. Recentemente, però, è stato nuovamente condannato in contumacia a un anno di prigione e al divieto di espatrio per due anni per “attività di propaganda contro lo Stato”, come comunicato dal suo avvocato.
Il legame di Panahi con il Festival di Cannes è profondo: “Un semplice incidente” non solo ha ricevuto la Palma d’Oro nel 2025, ma è stato anche candidato dalla Francia agli Oscar come miglior film internazionale. Il regista, che ha vissuto anni di repressione politica culminati con un arresto nel 2023 e uno sciopero della fame, continua a essere una voce autorevole e critica nei confronti del regime iraniano, sostenendo la forza delle proteste come motore di trasformazione sociale.






