Parigi, 24 ottobre 2025 – Si attende oggi la sentenza nel processo a carico di Dahbia Benkired, la donna algerina accusata di aver violentato, torturato e assassinato la dodicenne Lola Daviet a Parigi nel 2022. La procura ha chiesto per l’imputata l’ergastolo non riducibile, sottolineando la gravità estrema del reato, che ha scosso profondamente l’opinione pubblica francese.
Il processo e le accuse contro Dahbia Benkired
Dahbia Benkired, 27 anni, era presente sul territorio francese dal 2019 nonostante un provvedimento di espulsione mai eseguito, circostanza che ha suscitato accese polemiche politiche. Durante il processo, la donna non ha mai negato la propria responsabilità, sebbene abbia modificato più volte la versione dei fatti. Originaria di Algeri, Benkired è stata descritta come priva di empatia verso la vittima e la famiglia, dichiarando di aver scelto Lola per infliggerle la stessa sofferenza subita dal compagno violento, Mustapha.
Secondo l’accusa, la donna ha costretto la ragazzina a spogliarsi, l’ha violentata, legata mani e piedi, accoltellata e infine rinchiusa in una valigia. Le perizie psichiatriche hanno evidenziato disturbi mentali, ma non hanno mai escluso la capacità di intendere e volere al momento del crimine.
Il dolore della famiglia e la reazione della comunità
In aula, la madre di Lola, Délphine Daviet, ha descritto la figlia come una bambina “allegra e felice di vivere” con un carattere forte ma rispettoso verso gli adulti. Il padre di Lola, invece, è deceduto a seguito del trauma per la perdita della figlia. Délphine ha definito la Benkired “diavolo” e “mostro”, chiedendo alla giustizia una pena esemplare per garantire la sicurezza della società.

Nel quartiere dove viveva la famiglia Daviet, la comunità è rimasta profondamente scossa: vicini e compagni di scuola hanno lasciato fiori e messaggi in memoria della giovane vittima. La vicenda ha inoltre sollevato un acceso dibattito politico, con esponenti di estrema destra che hanno chiesto la pena di morte, mentre altri hanno criticato la strumentalizzazione del caso.
Fatti e indagini: un crimine senza movente apparente
Lola fu vista per l’ultima volta uscire da scuola e raggiungere il suo palazzo con Dahbia Benkired, che l’aveva avvicinata nell’androne. Testimoni hanno riferito di aver visto la donna camminare scalza e parlare da sola, mentre cercava di trasportare una valigia pesante, poi ritrovata contenente il corpo della ragazzina. Le indagini hanno escluso la pista del traffico di organi, ritenuta infondata, e puntano a un gesto dettato dalla fragilità psichica e dalla vendetta personale.
Nonostante alcune incertezze riguardo al movente, le autorità hanno confermato la piena consapevolezza dell’imputata nel commettere il reato, rafforzando la richiesta di una condanna esemplare. Oggi la corte dovrà esprimersi su una vicenda che ha lasciato un segno indelebile nella capitale francese.






