Diciassette Stati membri dell’UE, tra cui Germania e Francia, esprimono forti preoccupazioni per il divieto del Pride in Ungheria. Chiedono a Budapest di rivedere le misure che violano i diritti umani e le libertà fondamentali, sottolineando l’importanza dell’uguaglianza e del rispetto per la comunità Lgbtiq+
Diciassette Stati membri dell’Unione Europea, tra cui Germania e Francia, hanno espresso forte preoccupazione per il divieto del Pride in Ungheria, considerato una violazione dei diritti umani fondamentali. In una dichiarazione congiunta, i Paesi invitano Budapest a rivedere queste misure per garantire la protezione dei diritti di tutti i cittadini, in linea con gli impegni internazionali assunti dall’Ungheria. La questione è emersa durante il Consiglio Affari Generali dell’Unione, che ha visto una discussione approfondita sul rispetto dello stato di diritto nel Paese.
Ecco l’elenco completo dei Paesi contrari alla decisione dell’Ungheria: Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia, Spagna e Svezia. Come si può notare, l’Italia non è presente.
Modifiche alla costituzione ungherese
La recente modifica della Costituzione ungherese, che stabilisce il primato del diritto dei bambini a un “corretto sviluppo” rispetto ad altri diritti fondamentali, ha sollevato ulteriori allarmi. Questo cambiamento è stato interpretato come un pretesto per giustificare la restrizione della libertà di riunione pacifica, di fatto mettendo al bando le marce del Pride, considerate dannose per lo sviluppo dei minori. L’uso del riconoscimento facciale per monitorare e multare i partecipanti è un’altra misura controversa, che contrasta con le normative europee in materia di privacy.
Preoccupazioni dei Paesi membri
Nella dichiarazione, i firmatari affermano di essere “profondamente allarmati” da tali sviluppi, sottolineando che il rispetto dei diritti umani è un valore fondamentale della comunità europea. La loro posizione è che ogni Stato membro ha la responsabilità di garantire i diritti di tutte le persone, comprese le comunità LGBTQ+. Aggiungono che la protezione dei diritti umani è essenziale per essere parte della “famiglia europea”.
La sfida ungherese per l’Unione Europea
Questo dibattito si inserisce in un contesto più ampio, dove l’Ungheria, sotto la guida del primo ministro Viktor Orbán, ha adottato politiche sempre più restrittive nei confronti delle minoranze e dei diritti civili. La Commissione Europea è stata invitata a utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per affrontare queste violazioni. In un’epoca in cui i diritti civili sono sotto attacco in diverse parti d’Europa, il caso ungherese rappresenta una sfida significativa per l’unità e i principi fondamentali dell’Unione.