Una delegazione di +Europa, che sarà domani a Budapest per la parata del Pride, ha lanciato un avvertimento sul clima che circonda l’evento
Una delegazione del partito +Europa si prepara a partecipare domani alla parata del Pride di Budapest, in una manifestazione che assume un forte valore politico e simbolico. L’evento si svolge in un clima di crescente tensione e intimidazione, dovuto alle politiche restrittive e omofobe del governo guidato dal primo ministro ungherese Viktor Orbán, al centro di critiche internazionali per il suo orientamento conservatore e illiberale.
La protesta di +Europa contro le politiche di Viktor Orbán
I rappresentanti di +Europa, tra cui il segretario Riccardo Magi e il presidente Matteo Hallissey, che guiderà la delegazione al Pride, hanno denunciato apertamente il clima di intimidazione e repressione vissuto dagli attivisti appena giunti in Ungheria. “Orban gode di tutti i benefici che l’Unione Europea concede – fondi europei, mercato unico, nessuna frontiera interna – ma non può calpestare il principio cardine dell’uguaglianza tra le persone”, hanno dichiarato. La delegazione accusa il governo ungherese di aver instaurato una vera e propria “caccia alle streghe” contro la comunità LGBT+, accompagnata da una retorica sovranista che nega l’esistenza di una “teoria gender” e mira invece a perseguitare le persone omosessuali e transgender.
I controlli stringenti all’aeroporto, mirati a identificare simboli come la bandiera arcobaleno, sono un chiaro segnale del clima repressivo che si respira a Budapest, situazione che la delegazione di +Europa intende denunciare con la sua partecipazione alla manifestazione.
Il contesto politico del Pride di Budapest e le critiche internazionali
Viktor Orbán, primo ministro in carica dal 2010 e leader del partito Fidesz, ha modificato radicalmente il quadro politico e costituzionale ungherese, imponendo una visione illiberale e conservatrice che ha suscitato preoccupazioni a livello europeo e globale. Le sue politiche includono la limitazione delle libertà civili, la repressione dei diritti delle persone LGBT+ e una legislazione che vieta la rappresentazione dell’omosessualità ai minori di 18 anni.
Nonostante l’Ungheria abbia ricoperto la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea nel secondo semestre del 2024, il governo di Orbán si è spesso trovato in contrasto con Bruxelles, soprattutto per le questioni legate allo stato di diritto e ai diritti umani. La sua strategia politica, definita da molti osservatori come populista e autoritaria, ha rafforzato un clima di paura e discriminazione nel Paese, denunciato anche dalle organizzazioni internazionali per i diritti civili.






