Bruxelles, 12 novembre 2024 – Continua a infiammarsi il dibattito sulla direttiva europea sulla due diligence ambientale e sociale, con una nuova spaccatura all’interno della cosiddetta maggioranza Ursula, che comprende Partito Popolare Europeo (PPE), Socialisti, liberali di Renew e Verdi europei. Dopo il voto contrario in plenaria, il PPE ha deciso di rompere con i Socialisti, presentando propri emendamenti alla commissione Affari giuridici del Parlamento europeo, facendo emergere profonde divergenze sul futuro della normativa comunitaria.
La rottura tra PPE e Socialisti: motivazioni e proposte
Il confronto si è concentrato sulla necessità di modificare la direttiva per renderla meno onerosa per le imprese europee. In particolare, Verdi, Socialisti e Renew avevano proposto un compromesso che prevedeva piani di transizione climatica con frequenza biennale anziché annuale, e la rinuncia alla responsabilità civile, in cambio di un campo di applicazione più ristretto, limitato alle aziende con oltre 3.000 dipendenti e un fatturato minimo di 750 milioni di euro, rispetto alla soglia precedente di 1,5 miliardi.
Tuttavia, il PPE ha giudicato questa proposta insufficiente e ha avanzato una controproposta ritenuta “insultante” dalla relatrice ombra dei Verdi, Kira Marie Peter-Hansen, che prevedeva di alzare la soglia a 4.000 dipendenti mantenendo il fatturato a 1,5 miliardi. Questa posizione ha fatto naufragare il tentativo di accordo, con il PPE che ha abbandonato ogni negoziazione e si prepara a votare con l’estrema destra, secondo le accuse mosse dall’eurodeputata dei Verdi.
Dal canto suo, il PPE respinge le critiche e si definisce promotore di un “approccio costruttivo”, sottolineando che il fallimento del voto in plenaria è dovuto al mancato rispetto degli impegni da parte dei Socialisti, incapaci di garantire un sostegno unitario. Anche Renew e Socialisti hanno depositato emendamenti separati, dimostrando la mancanza di un accordo politico.
Impatto sul regolamento contro la deforestazione e reazioni delle industrie
Parallelamente alla disputa sulla due diligence, è in corso una controversia anche sul regolamento europeo contro la deforestazione, un testo chiave per la sostenibilità che mira a impedire l’importazione di prodotti legati alla distruzione delle foreste tropicali, come cacao, caffè, soia, gomma e carni bovine.
Nonostante fosse stato approvato nel 2023, il regolamento è stato oggetto di numerosi ritardi e modifiche, principalmente promossi dal centrodestra europeo, guidato dal PPE, che ne critica gli oneri burocratici e ha proposto di posticiparne l’entrata in vigore fino a due anni, oltre a esenzioni per alcune categorie di Paesi e operatori commerciali.
Queste modifiche hanno suscitato dure critiche dalle principali industrie europee, tra cui Nestlé, Michelin, Ferrero, Mars e Unilever, che hanno investito risorse significative per adeguarsi alle norme e temono un clima di incertezza che potrebbe compromettere gli investimenti in sostenibilità.
La mossa del PPE rischia di creare una nuova crisi politica all’interno della maggioranza europea, mettendo a rischio la stabilità della Commissione guidata da Ursula von der Leyen e il successo delle politiche ambientali comunitarie. Il voto previsto per il 14 novembre al Parlamento europeo sarà decisivo per il futuro della normativa e per le relazioni tra i gruppi politici al Parlamento.






