Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, ha rilasciato un’intervista ai media vaticani in cui ha commentato la recente decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite riguardo al piano di pace per Gaza proposto dall’amministrazione statunitense guidata da Donald Trump. In un quadro di forte tensione e crisi umanitaria, Pizzaballa ha ribadito la complessità e le difficoltà nell’attuazione del piano, evidenziando il ruolo centrale che possono giocare gli Stati Uniti insieme ai Paesi arabi e alla Turchia nel cercare di imporre soluzioni politiche concrete.
Il voto dell’ONU e le difficoltà sul campo
“La decisione dell’Onu non cambia nulla nel territorio, però è un riconoscimento della comunità internazionale”, ha spiegato il cardinale Pizzaballa. Il piano, definito dall’arcivescovo come l’unico strumento finora in grado di fermare l’espandersi del conflitto, non è però privo di limiti: “come tutti i piani, non potrà mai essere perfetto, ma è quello che c’è ed è importante dal punto di vista ideale e politico”. L’implementazione concreta resta problematica, soprattutto a causa della riluttanza di Hamas a disarmarsi e della reticenza di Israele nel ritirarsi completamente dalla Striscia di Gaza. Pizzaballa ha sottolineato che le due parti hanno accettato il piano più per obbligo che per volontà, e che sarà necessario “insistere” per ottenere progressi.
Il ruolo degli Stati Uniti a Gaza
Il patriarca ha indicato che “gli Stati Uniti sono gli unici, insieme ai Paesi arabi e alla Turchia, che possono riuscire a imporsi” in questo momento. La semplice buona volontà, ha osservato, non basta: è necessario avere il coraggio di imporre politicamente soluzioni che, seppur lente e faticose, possano aprire prospettive più chiare per il futuro. La crisi umanitaria nella Striscia, aggravata dalle condizioni climatiche avverse, dalla scarsità di acqua potabile e dal malfunzionamento degli ospedali, continua a pesare sulla popolazione palestinese, come confermato anche dal parroco locale, padre Gabriel Romanelli. Inoltre, il cardinale ha denunciato la situazione critica anche in Cisgiordania, dove le continue violenze dei coloni minacciano la realizzabilità di un futuro stato palestinese con continuità territoriale.
Pizzaballa ha infine lanciato un appello alla comunità internazionale affinché si traduca il consenso diplomatico in azioni concrete sul campo, e ha ribadito la necessità che la pace non si basi su soluzioni militari, ma su decisioni politiche coraggiose e condivise.






