Washington, 29 settembre 2025 – Gli Stati Uniti hanno presentato un piano in 20 punti per la pace a Gaza, con l’obiettivo di arrivare a una tregua immediata e alla liberazione degli ostaggi entro 72 ore. Il progetto, che vede coinvolti anche Donald Trump e l’ex premier britannico Tony Blair, è stato definito la proposta più ambiziosa degli ultimi mesi.
I tempi e gli obiettivi del piano
Il documento stabilisce un calendario rapido: nelle prime 72 ore verrebbero rilasciati gli ostaggi israeliani ancora in mano ad Hamas. Contestualmente, dovrebbe scattare un cessate il fuoco totale che permetta l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia e la riapertura dei valichi per beni essenziali.
Il ruolo di Trump e Blair
Il piano prevede la creazione di una struttura di transizione politica per Gaza, sostenuta dagli Stati Uniti e da partner regionali. A guidare questa fase, accanto a Israele e Palestina, ci sarebbero figure come Donald Trump, che intende riportare Washington al centro della diplomazia, e Tony Blair, già impegnato in passato nei negoziati mediorientali.
I punti centrali della proposta
Tra le misure contenute nel piano:
Rilascio immediato degli ostaggi e garanzie per la loro sicurezza.
Stop ai lanci di razzi e alle operazioni militari su Gaza.
Ingresso monitorato di aiuti umanitari con supervisione internazionale.
Creazione di un organismo di transizione che prepari le elezioni locali.
Impegno delle potenze regionali, dall’Egitto al Qatar, per sostenere il percorso.
Le reazioni internazionali
Israele ha accolto con cautela la proposta, sottolineando che la priorità resta la sicurezza dei propri cittadini. Hamas non ha ancora preso una posizione ufficiale, ma fonti vicine al movimento parlano di “apertura al dialogo”. L’Unione Europea ha espresso sostegno al progetto, definendolo un “passo nella giusta direzione”.
Una pace ancora fragile
Il piano americano arriva dopo mesi di conflitto che hanno devastato la Striscia e alimentato tensioni regionali. Resta da capire se le parti saranno disposte a rispettare gli impegni previsti e se le leadership locali riusciranno a garantire stabilità. Per ora, l’attenzione è rivolta alle prossime 72 ore, considerate decisive per la liberazione degli ostaggi e l’avvio del percorso diplomatico.






