Roma, 27 settembre 2025 – Il piano proposto dall’amministrazione Trump per la gestione del conflitto nella Striscia di Gaza prevede un articolato processo di cessate il fuoco e il ritiro graduale delle truppe israeliane (IDF) dal territorio, subordinato al rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas. A riferirlo è la Cnn, che cita fonti informate sui dettagli dell’accordo.
Il piano di Trump in tre fasi e il rilascio degli ostaggi
L’intesa tra Israele e Hamas, firmata a Doha, si articola in tre fasi, ciascuna della durata di 42 giorni. La prima prevede il cessate il fuoco immediato e il rilascio progressivo di 33 ostaggi, tra cui bambini, donne, anziani e malati, con i primi tre liberati entro il primo giorno di tregua. Nel corso delle settimane successive seguiranno altri rilasci, fino alla liberazione di 14 ostaggi nell’ultima settimana della prima fase. Tra questi ostaggi figurano anche cinque soldatesse israeliane, in cambio di circa 250 prigionieri palestinesi, con un rapporto di uno a cinquanta.
Tra gli ostaggi, secondo l’ufficio del premier israeliano, vi sono 94 persone catturate il 7 ottobre 2023, di cui almeno 34 decedute. Inoltre, Hamas detiene ancora quattro ostaggi catturati in anni precedenti, con almeno due morti accertati. La popolazione degli ostaggi comprende 81 uomini e 13 donne, inclusi due bambini di età inferiore ai cinque anni.
Progressivo ritiro israeliano e garanzie internazionali
Parallelamente al rilascio degli ostaggi, l’IDF si ritirerà gradualmente dai centri abitati della Striscia di Gaza, mantenendo la presenza lungo il confine con l’Egitto nel cosiddetto Corridoio di Filadelfia. Si prevede inoltre un ritiro dal corridoio di Netzarim, che divide Gaza in due, e il mantenimento di una zona cuscinetto di circa 800 metri lungo i confini orientali e settentrionali durante la prima fase.
L’accordo – sottolineano le fonti – sarà monitorato da una commissione internazionale composta da Qatar, Egitto e Stati Uniti, che garantiranno anche un aumento significativo dei convogli umanitari, stimati in circa 600 camion al giorno, di cui la metà destinati al Nord della Striscia. Le successive fasi prevedono ulteriori rilasci di ostaggi maschi e un ritiro quasi completo delle forze israeliane, mentre la terza fase dovrebbe prevedere la restituzione delle salme e la definizione di un piano di ricostruzione sotto supervisione internazionale.
L’amministrazione Trump, tornata alla Casa Bianca nel 2025, continua a promuovere questa strategia di mediazione per stabilizzare Gaza, con l’obiettivo di porre fine a uno dei conflitti più lunghi e complessi del Medio Oriente.
Il contenuto del piano Trump e l’accoglienza di Hamas
Hamas ha accettato in linea di principio il piano del presidente americano Donald Trump per porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza. Lo riferisce il quotidiano israeliano Haaretz, citando fonti interne all’organizzazione palestinese. Il piano, articolato in 21 punti, è stato presentato da Trump durante l’incontro con i leader arabi a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Il progetto di pace proposto da Donald Trump prevede tra i punti fondamentali l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi israeliani presi da Hamas durante il conflitto iniziato nel 2023. La proposta mira a una cessazione delle ostilità nella regione, offrendo una possibile via d’uscita da un lungo e sanguinoso confronto.
Hamas, movimento islamista sunnita nato nel 1987 e attualmente al governo nella Striscia di Gaza, mantiene un profilo politico e militare complesso. Pur essendo considerato da molti Paesi, tra cui Israele e USA, come un’organizzazione terroristica, ha al tempo stesso un’ampia base di consenso tra la popolazione palestinese. L’accettazione in linea di principio del piano americano rappresenta un significativo elemento di svolta nel contesto di una guerra che ha causato migliaia di vittime e un blocco totale della Striscia.
Un governo tecnico e temporaneo a Gaza
Il piano di pace proposto dall’amministrazione Trump prevede un governo transitorio a Gaza, composto da tecnocrati palestinesi, in attesa di una riforma dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP). Questa misura è uno dei 21 punti contenuti nel documento strategico diffuso oggi dai media israeliani e arabi, che mira a porre fine al conflitto nella Striscia di Gaza.
Secondo il piano, il governo di Gaza sarà temporaneo e formato esclusivamente da tecnici palestinesi, incaricati di garantire la fornitura dei servizi essenziali alla popolazione locale. Questo organismo sarà sottoposto alla supervisione di un comitato internazionale, istituito dagli Stati Uniti in collaborazione con partner arabi ed europei. Il comitato avrà il compito di definire un quadro per il finanziamento della riqualificazione di Gaza, fino a quando non sarà completato un programma di riforme dell’ANP.






