WASHINGTON, 31 ottobre 2025 – Il Pentagono ha espresso parere favorevole alla fornitura di missili Tomahawk a lungo raggio per l’Ucraina, valutando che tale decisione non comprometterebbe le scorte statunitensi. Tuttavia, la decisione politica finale sul rilascio di questi armamenti rimane nelle mani del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, secondo quanto riportato dalla CNN citando fonti di alto livello statunitensi ed europee.
L’incontro Trump-Zelensky e la decisione sui Tomahawk
Poche settimane fa, nel corso di un pranzo di lavoro alla Casa Bianca con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Trump ha manifestato la sua preferenza di non fornire gli armamenti a lungo raggio, motivando la scelta con la necessità di non indebolire le difese strategiche americane. Lo Stato Maggiore congiunto aveva precedentemente informato la Casa Bianca della propria valutazione, auspicando un impiego più efficace dei missili per colpire infrastrutture petrolifere ed energetiche situate in profondità nel territorio russo. I missili Tomahawk dispongono di una gittata di circa 1.600 chilometri, capacità che li renderebbero particolarmente utili per l’Ucraina nel contrastare le operazioni russe.
Zelensky, da parte sua, ha espresso ottimismo, affermando in un briefing che Trump non ha escluso definitivamente la fornitura futura dei missili, evidenziando come il presidente russo Putin temerebbe proprio questo tipo di armamenti.
Contesto geopolitico e implicazioni
La questione dei Tomahawk è cruciale per la guerra in Ucraina. Con questi missili Kiev potrebbe colpire obiettivi all’interno del territorio russo, mirando potenzialmente anche quelli in aree più remote. Il Cremlino ha avvertito Washington di considerare attentamente la decisione della fornitura dei Tomahawk, avvertendo che in caso di via libera le relazioni con Mosca sarebbero peggiorate.
In sintesi, il via libera tecnico del Pentagono rappresenta un passo importante, ma la decisione finale rimane soggetta alle valutazioni politiche di Trump, il cui ruolo è cruciale in questa fase delicata delle relazioni internazionali e della guerra in Ucraina.






