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Onu: “Emergenza carestia a Gaza. Fame usata come arma è un crimine di guerra”

Rapporto Ipc denuncia livelli record di malnutrizione e blocco degli aiuti a Gaza emergenza sanitaria per donne e bambini cresce mentre la crisi umanitaria si aggrava

by Marco Viscomi
22 Agosto 2025
Onu dichiara lo stato di carestia a Gaza

Onu dichiara lo stato di carestia a Gaza | Shutterstock

LONDRA, 22 agosto 2025 – La Striscia di Gaza continua a vivere una crisi umanitaria senza precedenti, con la popolazione locale che affronta una grave carestia causata da fattori umani, in particolare dal blocco degli aiuti da parte di Israele. È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), il sistema globale di monitoraggio della fame sostenuto dall’ONU.

La carestia a Gaza e l’emergenza bambini

Secondo il documento pubblicato, i livelli di malnutrizione nella Striscia di Gaza sono aumentati drasticamente negli ultimi mesi, configurando la prima carestia conclamata del Medio Oriente. Si prevede che entro giugno 2026 almeno 132.000 bambini sotto i cinque anni saranno affetti da malnutrizione acuta, un numero che raddoppia rispetto alle stime di maggio. Tra questi, oltre 41.000 bambini sono considerati ad alto rischio di morte. Parallelamente, circa 55.500 donne incinte o in allattamento risultano malnutrite e necessitano urgentemente di cibo e assistenza medica.

Dopo oltre 22 mesi di conflitto ininterrotto, più di mezzo milione di persone nella Striscia di Gaza si trovano a vivere condizioni catastrofiche segnate da fame, miseria e morte. La situazione, basata sui dati raccolti tra il 1° luglio e il 15 agosto, è destinata a peggiorare ulteriormente, con il numero di persone colpite che potrebbe salire a quasi 641.000 entro fine settembre, pari a quasi un terzo della popolazione gazawi, che conta circa 590.000 abitanti.

Il contesto geopolitico e le implicazioni umanitarie

La città di Gaza, centro nevralgico della Striscia, è particolarmente colpita dalla carestia, soprattutto dopo che l’esercito israeliano ha avviato l’occupazione di Gaza City. Il fenomeno potrebbe estendersi rapidamente verso sud, interessando località come Deir al-Balah e Khan Younis nel prossimo mese. Il rapporto dell’Ipc sottolinea che la carestia è interamente provocata dall’uomo, in larga parte a causa del blocco degli aiuti umanitari imposto da Israele.

Le Nazioni Unite, attraverso i loro organismi dedicati, stanno monitorando attentamente la situazione e sollecitano un immediato allentamento del blocco per consentire l’accesso al cibo e ai medicinali essenziali. La crisi umanitaria a Gaza si inserisce in un quadro regionale complesso e in continua evoluzione, con la comunità internazionale chiamata a rispondere in modo coordinato per prevenire ulteriori tragedie umane.

Carestia a Gaza: un crimine di guerra secondo l’Onu

L’Alto commissario Onu per i diritti umani, Volker Türk, ha lanciato un severo monito sulla situazione di carestia nella Striscia di Gaza, denunciando l’uso della fame come strumento di guerra. Nel suo intervento, Türk ha definito tale pratica un crimine di guerra, sottolineando come la morte di civili per fame possa configurare addirittura un crimine di omicidio volontario.

La dichiarazione di Türk arriva in seguito al rapporto dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) che ha ufficialmente riconosciuto lo stato di carestia nel Governatorato di Gaza. L’Alto commissario ha attribuito la responsabilità di questa situazione al governo israeliano, che ha limitato illegalmente l’ingresso e la distribuzione di aiuti umanitari e beni essenziali per la popolazione civile. Anche il sottosegretario generale Onu per gli affari umanitari, Tom Fletcher, ha ribadito che la carestia è una crisi prevenibile, causata dall’ostruzione sistematica israeliana al transito degli aiuti.

Türk ha esortato le autorità israeliane ad adottare misure immediate per porre fine alla carestia, garantendo l’accesso pieno e senza ostacoli alle Nazioni Unite e alle organizzazioni umanitarie, nonché l’invio urgente di aiuti umanitari in quantità sufficienti.

L’uso della fame come arma: un crimine internazionale poco perseguito

L’uso della fame come arma di guerra non è un fatto nuovo, ma rimane un tema cruciale e poco sanzionato nel diritto internazionale. Secondo studi recenti, affamare deliberatamente una popolazione civile è una strategia adottata in vari conflitti contemporanei, tra cui la guerra in Ucraina, Siria, Yemen ed Etiopia. Il diritto internazionale, attraverso le Convenzioni di Ginevra e lo Statuto di Roma, considera tale pratica un crimine di guerra chiamato “starvation as a method of warfare”.

Nel caso specifico di Gaza, la Corte Penale Internazionale ha emesso nel 2024 un mandato di arresto per due figure politiche israeliane, tra cui l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, accusandoli di aver privato la popolazione civile di beni indispensabili come cibo e acqua. Israele ha respinto tali accuse, definendo la crisi umanitaria come esagerata e imputando la responsabilità a Hamas e alla mancanza di cooperazione internazionale.

La crisi umanitaria a Gaza è aggravata dal fatto che, nonostante i magazzini pieni di aiuti si trovino nelle vicinanze, le organizzazioni umanitarie non possono accedervi liberamente. Ad oggi, l’ingresso nella Striscia avviene solo per un numero limitato di camion con aiuti, decisamente insufficiente per sostenere una popolazione di oltre due milioni di persone, molte delle quali soffrono di malnutrizione acuta e malattie prevenibili.

L’appello urgente per gli aiuti umanitari a Gaza

Tom Fletcher, responsabile umanitario delle Nazioni Unite, ha rivolto un appello accorato alle autorità israeliane affinché permettano l’ingresso degli aiuti nella Striscia di Gaza. Il richiamo arriva dopo la presentazione del rapporto sull’emergenza fame nella regione, dove la popolazione soffre condizioni drammatiche.

Nel suo intervento, Fletcher ha sottolineato come sia fondamentale superare le restrizioni all’ingresso di cibo e rifornimenti essenziali: “Per il bene dell’umanità, fateci entrare nella Striscia” ha detto, invitando Israele a non bloccare più gli aiuti. Ha inoltre ribadito la necessità di far arrivare le forniture senza impedimenti e in quantità massicce, evidenziando che “è troppo tardi per troppi, ma non per tutti a Gaza”.

 

Tags: IsraeleOccupazione GazaONUprima paginaStriscia di Gaza

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