Roma, 26 luglio 2025 – Le Nazioni Unite hanno recentemente espresso forti riserve sull’efficacia e sui costi associati al lancio di aiuti umanitari per via aerea nella Striscia di Gaza, definendoli il metodo più costoso e inefficiente per rispondere alla crisi umanitaria in corso. Nonostante l’apertura di Israele a questa modalità di intervento, l’ONU sottolinea che tali operazioni rappresentano soprattutto una distrazione dall’inazione del governo israeliano nel facilitare un accesso più ampio e sicuro per gli aiuti.
Criticità degli aiuti aerei e necessità di alternative più efficaci
Il Programma Alimentare Mondiale (WFP) delle Nazioni Unite ha lanciato un allarme drammatico sulla situazione nella Striscia, con quasi un terzo della popolazione che resta senza cibo per giorni. La crisi alimentare è peggiorata fino a raggiungere livelli “sorprendenti” di disperazione, con circa 90.000 donne e bambini che necessitano urgentemente di cure per la malnutrizione.
Secondo il WFP, la consegna degli aiuti per via aerea si limita a una portata molto ridotta, comportando costi elevati e limitando l’efficacia complessiva della risposta. Sono stati predisposti circa 3.500 tonnellate di aiuti – equivalenti a 300 camion – pronte per la distribuzione, ma solo due valichi di frontiera sono abilitati per il passaggio dei veicoli delle agenzie umanitarie, con un numero molto ristretto di autisti (60 fino a oggi) autorizzati. Questa situazione crea una forte necessità di potenziare vie di accesso più tradizionali e sicure per garantire un flusso continuo e sufficiente di aiuti.
La crisi umanitaria nella Striscia di Gaza: un quadro drammatico
Le condizioni di vita nella Striscia di Gaza si aggravano ulteriormente a causa delle restrizioni sistematiche sull’accesso ai valichi di frontiera controllati da Israele, delle ostilità in corso e del blackout delle telecomunicazioni. Questi fattori hanno ridotto drasticamente il volume di aiuti in entrata, comprendendo cibo, carburante e forniture mediche, portando la risposta umanitaria sull’orlo del collasso.
Le agenzie umanitarie denunciano che la situazione sanitaria è gravemente compromessa: ospedali chiusi o sotto assedio, carenza di carburante e medicinali, e la diffusione di malattie legate alla mancanza di acqua potabile aumentano il rischio di decessi quotidiani. Il numero di sfollati si avvicina al milione, molti dei quali si trovano in rifugi sovraffollati e privi di risorse adeguate.
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