TEHERAN, 08 GIU – Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, ha espresso la sua contrarietà alle nuove sanzioni statunitensi imposte a vari individui ed entità per la loro cooperazione con l’Iran. Ha descritto tali misure come illegali e parte della fallimentare politica di massima pressione degli Stati Uniti, evidenziando l’inimicizia persistente verso la nazione iraniana
Il governo dell’Iran ha espresso forti critiche nei confronti delle recenti sanzioni imposte dagli Stati Uniti, definendole illegali e un chiaro segno di continua ostilità verso la nazione. Secondo il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, queste misure colpiscono individui e entità coinvolte nella cooperazione economica e bancaria con l’Iran, rappresentando un’ulteriore manifestazione della politica di “massima pressione” perseguita dagli Stati Uniti. Baghaei ha affermato che tali sanzioni non solo violano i principi del diritto internazionale, ma danneggiano anche gravemente il popolo iraniano, aggravando le già difficili condizioni economiche della nazione.
Le conseguenze delle sanzioni contro l’Iran
Le nuove sanzioni sono state annunciate in un contesto di crescente tensione tra Iran e Stati Uniti, in un periodo in cui il governo di Teheran sta cercando di recuperare la sua economia, già debilitata da anni di restrizioni internazionali. L’Iran ha visto il suo PIL contrarsi e l’inflazione esplodere, trovandosi a dover affrontare non solo le sanzioni economiche, ma anche una serie di crisi interne che vanno dalla disoccupazione giovanile all’instabilità sociale, esacerbate dalla gestione della pandemia di COVID-19.
Strategia geopolitica e richieste di dialogo
Baghaei ha sottolineato che tali sanzioni non sono semplicemente misure economiche, bensì riflettono una strategia geopolitica più ampia volta a indebolire la sovranità iraniana. In questo contesto, le autorità iraniane hanno chiesto un intervento della comunità internazionale per riconoscere l’ingiustizia di tali provvedimenti e per sostenere un dialogo che possa portare a una soluzione pacifica delle controversie con gli Stati Uniti.
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