Bologna, 4 novembre 2025 – Serhii Kuznietsov, l’ex militare ucraino di 49 anni accusato di aver partecipato al sabotaggio dei gasdotti Nord Stream nel settembre 2022, ha iniziato uno sciopero della fame nel carcere di massima sicurezza dove è detenuto in Italia. La notizia è stata resa nota dal suo avvocato difensore, Nicola Canestrini, che ha anche annunciato un nuovo ricorso alla Corte Suprema dopo che la Corte di Appello di Bologna ha confermato il mandato di estradizione verso la Germania.
La detenzione e le condizioni di Kuznietsov
Kuznietsov è detenuto dal 22 agosto 2025, arrestato in provincia di Rimini su mandato europeo emesso dalle autorità tedesche. Il legale denuncia che, nonostante i mesi di reclusione, non è mai stata garantita una dieta compatibile con le sue condizioni di salute, con un conseguente peggioramento fisico. Dal 31 ottobre, in segno di protesta e per rivendicare il rispetto dei propri diritti fondamentali, il 49enne ha rifiutato il cibo. Tra le rivendicazioni vi sono il diritto a un’alimentazione adeguata, a un ambiente salubre, a condizioni di detenzione dignitose e a pari trattamento con gli altri detenuti soprattutto per quanto riguarda le visite familiari e l’accesso alle informazioni.
L’avvocato Canestrini ha definito lo sciopero della fame un «segnale preoccupante» che va oltre la singola persona, sottolineando la necessità di un intervento urgente da parte della Direzione del carcere e del Ministero della Giustizia affinché siano garantite condizioni conformi ai principi costituzionali e internazionali.
Il contesto del caso Nord Stream
L’arresto di Kuznietsov rappresenta il primo caso legato all’inchiesta sul sabotaggio dei gasdotti Nord Stream avvenuto in territorio italiano. Secondo le indagini tedesche, l’ex militare ucraino avrebbe comandato la barca a vela «Andromeda», noleggiata a Rostock e utilizzata per piazzare cariche esplosive sul gasdotto situato a circa 80 metri sotto il livello del mare. L’operazione, costata circa 300 mila euro, ha causato la distruzione di tre delle quattro condotte, con un impatto ambientale significativo.
Nonostante la complessità e la portata dell’azione, l’operazione sarebbe nata da una decisione di un ristretto gruppo di persone, tra cui alti ufficiali e businessman vicini all’ex comandante supremo delle forze armate ucraine, generale Valeriy Zaluzhny, che avrebbe dato il suo assenso. Il caso ha suscitato forti tensioni diplomatiche, anche per via del fatto che Kuznietsov – pur essendo indicato come capo missione – è stato arrestato solo in Italia, mentre altri membri dell’equipaggio risultano ancora irreperibili.
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