Roma, 9 ottobre 2025 – Alla vigilia dell’assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2025, la candidatura di Donald Trump riaccende un dibattito acceso a livello internazionale. Il presidente statunitense, rientrato alla Casa Bianca nel gennaio 2025 per un secondo mandato non consecutivo, ha da tempo manifestato la sua ambizione di ricevere questo prestigioso riconoscimento, in parte motivato da una personale sfida con Barack Obama, vincitore nel 2009. Le recenti mediazioni di Trump, culminate con la firma di un accordo provvisorio tra Israele e Hamas per la cessazione delle ostilità nella Striscia di Gaza, hanno rilanciato la sua candidatura, pur tra opinioni discordanti.
Nobel per la Pace a Trump: le ragioni dei sostenitori
Molti leader politici internazionali e figure di rilievo hanno espresso appoggio alla proposta di assegnare il Nobel a Trump. In Italia, Matteo Salvini, leader della Lega e attuale vicepremier, ha sottolineato su X che se le armi a Gaza resteranno silenziose, Trump “merita davvero il Premio Nobel per la Pace”. Anche il collega di governo, Antonio Tajani, ha ammesso che il presidente statunitense oggi possiede “i titoli” per ricevere il riconoscimento, mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ufficialmente candidato Trump già in luglio, lodandolo per il ruolo da mediatore sul conflitto israelo-palestinese. Il presidente israeliano Isaac Herzog ha definito la giornata della firma dell’accordo “storica ed epocale” e ha ribadito che “non c’è dubbio che Trump meriti il Nobel per la Pace”.

Altri sostenitori importanti includono il presidente argentino Javier Milei, che ha pubblicamente appoggiato la candidatura, e il presidente congolese Félix Tshisekedi, che ha riconosciuto il contributo di Trump negli accordi di pace tra Congo e Ruanda firmati quest’anno a Washington. Anche il Pakistan ha avanzato la raccomandazione per il Nobel al presidente Usa, ricordando il suo ruolo nella tregua tra India e Pakistan nel 2025, e il premier cambogiano Hun Manet ha ringraziato Trump per la mediazione nel recente conflitto con la Thailandia.
Le critiche e le perplessità sull’effettiva candidatura
Non mancano però le voci contrarie, soprattutto tra esperti e osservatori internazionali. Molti sottolineano come, nonostante gli sforzi diplomatici, il bilancio delle guerre non sia stato effettivamente risolto e che la politica interna di Trump, caratterizzata da toni spesso divisivi e misure contro le comunità migranti e LGBTQIA+, ne riduca la credibilità come candidato al Nobel. Un sondaggio di fine settembre condotto dal Washington Post e Ipsos rivela che il 76% degli americani non vorrebbe che Trump ricevesse il premio.
Inoltre, il comitato Nobel ha fissato al 31 gennaio il termine per le candidature al premio 2025, e molte delle iniziative chiave di Trump, come l’accordo di pace tra Israele e Hamas, sono state siglate solo a ottobre, dopo la scadenza. Ciò limita sostanzialmente le possibilità per quest’anno, anche se il futuro potrebbe riservare nuove opportunità, soprattutto se Trump riuscirà a facilitare un accordo di pace duraturo tra Russia e Ucraina.






