Roma, 13 luglio 2025 – In un contesto di crescenti tensioni nella Striscia di Gaza, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha espresso la sua posizione riguardo all’accordo di tregua con Hamas, sottolineando un “sì” condizionato all’intesa, ma con fermezza nel mantenere la presenza militare israeliana nell’area.
Netanyahu: “Accettiamo l’intesa, ma non abbandoneremo Gaza”
In un video pubblicato sulla piattaforma X, Netanyahu ha affermato che Hamas desidera restare a Gaza per potersi riarmare e continuare ad attaccare Israele. Il premier ha ribadito: “Non lo accetterò: faremo di tutto per restituire i nostri ostaggi”. Pur riconoscendo la necessità di un accordo, Netanyahu ha criticato i sondaggi che mostrano un ampio sostegno popolare all’intesa, definendoli “manipolati” e “fuorvianti”. Secondo lui, infatti, non viene spiegato che un accordo potrebbe lasciare Hamas “al suo posto”, permettendo così la ripetizione di “crimini di stupri, omicidi, rapimenti e invasioni”.
Il premier israeliano ha inoltre sottolineato che Israele ha accettato l’accordo di tregua, ma Hamas lo ha rifiutato, aggiungendo la necessità di insistere sul rilascio degli ostaggi e sulla distruzione del gruppo islamista, per garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia. “Non rinuncio a nessuno di questi obiettivi”, ha dichiarato.
Il contesto dell’accordo e le reazioni internazionali
L’intesa sul cessate il fuoco e lo scambio di prigionieri, approvata dal governo israeliano dopo una lunga riunione, prevede l’entrata in vigore già da domenica, con il rilascio graduale degli ostaggi da parte di Hamas e la scarcerazione di prigionieri palestinesi da parte di Israele.
Le Nazioni Unite, attraverso il commissario generale Philippe Lazzarini, hanno accolto positivamente l’accordo, sottolineando che il cessate il fuoco rappresenta “soltanto un punto di partenza”. Lazzarini ha inoltre ammonito che lo smantellamento dell’agenzia UNRWA, che fornisce assistenza ai rifugiati palestinesi, potrebbe minare l’intesa e ostacolare la ripresa politica e sociale di Gaza.
Parallelamente, è prevista l’istituzione al Cairo di una sala operativa congiunta, composta da rappresentanti di Egitto, Qatar, Stati Uniti, Israele e Palestina, per monitorare il rispetto dell’accordo.
Nonostante queste aperture diplomatiche, la posizione di Netanyahu rimane ferma: Israele non intende ritirarsi da Gaza finché non sarà garantita la sicurezza e la distruzione di Hamas, che continua a rappresentare una minaccia concreta per il Paese.






