Gerusalemme, 22 agosto 2025 – L’ufficio del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito “una palese menzogna” il rapporto delle Nazioni Unite che dichiara lo stato di carestia a Gaza. La risposta ufficiale, pubblicata attraverso il social media X, sottolinea che Israele sta attuando una politica volta a prevenire la carestia e non a provocararla.
Netanyahu respinge il rapporto Onu sulla carestia a Gaza
Secondo la nota dell’ufficio di Netanyahu, dall’inizio del conflitto Israele ha consentito l’ingresso di oltre 2 milioni di tonnellate di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, equivalenti a più di una tonnellata di aiuti per ogni abitante. Il governo israeliano assicura di voler continuare a operare in modo responsabile, garantendo che gli aiuti raggiungano i civili e al contempo intendendo distruggere quella che definisce la “macchina del terrore di Hamas”. Nel comunicato si afferma inoltre che la “campagna di carestia orchestrata da Hamas non impedirà di liberare gli ostaggi e di eliminare Hamas”.
Questa dichiarazione arriva in risposta al rapporto diffuso poco prima dall’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), sostenuto dall’ONU, che ha ufficialmente dichiarato la carestia nel Medio Oriente nella Striscia di Gaza, evidenziando un aumento drammatico della malnutrizione, in particolare tra i bambini.
Situazione umanitaria drammatica secondo l’Onu
Il rapporto Onu prevede che entro giugno 2026 almeno 132.000 bambini sotto i cinque anni soffriranno di malnutrizione acuta, il doppio rispetto alle precedenti stime. Sono segnalati oltre 41.000 bambini ad alto rischio di morte e circa 55.500 donne incinte e in allattamento in condizioni di malnutrizione che necessitano urgentemente di cibo e assistenza.
Dopo 22 mesi di conflitto, più di mezzo milione di persone nella Striscia di Gaza si trovano in condizioni catastrofiche di fame, miseria e morte. Il numero di persone colpite, basato sui dati raccolti tra il 1° luglio e il 15 agosto, è destinato a salire a quasi 641.000 entro fine settembre, pari a quasi un terzo della popolazione locale. Particolarmente preoccupante è la situazione a Gaza City, dove è in corso l’occupazione militare israeliana, con il rischio che la carestia si estenda verso sud, fino a Deir al-Balah e Khan Younis.
L’ONU sottolinea inoltre come la carestia sia “interamente provocata dall’uomo” a causa del blocco degli aiuti imposto da Israele, e che il tempo del dibattito è superato, di fronte a una fame presente e in rapida diffusione.






