Tel Aviv, 27 giugno 2025 – Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha nuovamente richiesto un rinvio di due settimane della sua testimonianza nel processo a suo carico, presentando una busta sigillata contenente il dettaglio del suo programma alla Corte. La richiesta segue il rigetto, avvenuto questa mattina, della precedente domanda di sospensione da parte del procuratore, che ha motivato il diniego con la lentezza del procedimento e l’imminente pausa estiva.
Il Tribunale Distrettuale di Gerusalemme ha respinto per la seconda volta la richiesta di Netanyahu. I giudici hanno rigettato l’istanza presentata nelle scorse ore, pertanto il processo riprenderà lunedì prossimo, al termine di una pausa di tre settimane. La posizione del premier, che continua a sostenere l’impossibilità di testimoniare in questa fase per via dell’agenda istituzionale, non ha convinto i giudici, intenzionati a non procrastinare ulteriormente l’avanzamento dell’iter giudiziario.
La richiesta di rinvio e le motivazioni di Netanyahu
Netanyahu, infatti, sosteva che, a causa degli sviluppi geopolitici nella regione, dovrebbe dedicare l’intero suo tempo a questioni di sicurezza e politiche di massima priorità. L’avvocato difensore Amit Hadad aveva specificato la necessità del premier di concentrarsi sulle conseguenze della recente guerra con l’Iran, conclusasi martedì scorso, e sulle emergenze legate al conflitto a Gaza e alla questione degli ostaggi. Per rispondere alle critiche di mancanza di un impegno dettagliato, Netanyahu aveva trasmesso al tribunale un programma specifico per le prossime settimane.
Dal canto suo, la procura di Stato si era opposta con fermezza, sottolineando che la sospensione avrebbe potrebbe ulteriormente rallentare un processo già complesso e che non vi erano motivi giuridici sufficienti per posticipare le udienze.
Il contesto politico e internazionale
La vicenda giudiziaria di Netanyahu si inserisce in un delicato contesto internazionale. Il 26 giugno, il presidente statunitense Donald Trump ha chiesto pubblicamente l’annullamento del processo per corruzione contro Netanyahu, definendolo una “caccia alle streghe” e suggerendo anche la concessione di una grazia. Netanyahu ha ringraziato Trump per il sostegno, mentre il leader dell’opposizione israeliana, Yair Lapid, ha invitato gli Stati Uniti a non interferire nelle questioni interne di Israele.






